Il disagio giovanile, spesso ignorato o addirittura demonizzato dalle generazioni più avanzate, è una realtà molto più presente di quanto possa sembrare. I disturbi derivanti dal disagio giovanile sono in parte provenienti dalla pandemia e ciò è confermato anche dal rapporto “Generazione Post Pandemia: bisogni e aspettative dei giovani italiani nel post Covid 19″, elaborato dal Censis, Consiglio Nazionale dei Giovani e Agenzia Nazionale dei Giovani.
I dati del disagio giovanile in Italia
Quanto emerso dal sondaggio di Censis mette in evidenza uno scenario piuttosto preoccupante, che mostra come un’intera generazione di ragazzi stia incontrando gravi problematiche, dal punto di vista psicologico. Incrociando i dati col progetto “Mi vedete?” di Lundbeck Italia e Your Business Partner, si riscontra che:
- 49,4% degli italiani tra i 18 e i 25 anni ha sofferto di ansia e depressione a causa dell’emergenza sanitaria;
- 62,1% ha cambiato la propria visione del futuro per la stessa ragione;
- 71% degli intervistati dice di provare un disagio;
- 31% dei genitori si accorge che sussistono problemi del figlio;
- 100% dei docenti denuncia questa situazione.
Secondo gli intervistati, la colpa è distribuita equamente tra l’ambiente scolastico e la sfera familiare.
Quali sono i disturbi di cui soffrono i ragazzi europei?
Lo studio State of Children in the European Union del 2024 ha analizzato il problema del disagio giovanile, concentrandosi sulla delicata fascia d’età 15-19 anni. Il risultato mette una forte presenza di diverse problematiche. In percentuale, gli intervistati hanno dichiarato di:
- 8% – soffrire ansia;
- 4% soffrire di depressione;
- 54% – utilizzare sostanze stupefacenti;
- 38% – avere disturbi alimentari;
- 63% – avere disturbi del sonno;
- 38% – subire atti di bullismo.
Perché accade ciò? Il disagio del passaggio al mondo degli adulti
Ogni generazione si trova ad affrontare diverse problematiche le incomprensioni tra giovani e adulti sono all’ordine del giorno. Il ragazzino di oggi ha appena ricevuto le chiavi del mondo dai suoi genitori, i quali hanno lottato per dare al proprio figlio un futuro. La realtà dei giorni nostri è ben differente dal passato, in cui “stringere la cinghia” permetteva di andare avanti nonostante le difficoltà.
Mentre i “boomer” accusano i ragazzi di essere nullafacenti e non avere voglia di lavorare, la realtà del mercato del lavoro è piuttosto disastrosa, dal punto di vista di chi è alla ricerca della sua prima occupazione. I compensi non risultano più adeguati all’attuale costo della vita e i ragazzi non sono più disposti a fare lavori sottopagati per tirare avanti. C’è chi preferisce stare a casa coi genitori, accontentandosi di un part-time o chi semplicemente rifiuta i lavori, finché non arriva “la chiamata giusta”. In questo scenario, lo sviluppo della persona e la transizione verso la vita da adulto subisce una drastica frenata e, più passa il tempo, più diventa difficile lasciare il nido e creare una famiglia.
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La pressione sociale
Un altro elemento da analizzare è la pressione alla quale è sottoposto un adoloscente nel 2024. I social network non sono più un’estensione della propria vita, ma sono ormai parte integrante di essa. La costante connessione col mondo ha i suoi pro, ma anche tantissimi contro: il più grande è la necessità di doversi affermare e la costante “fame di like”.
Portando nel digitale un modello presi pari pari dalle high school americane, i ragazzi popolari sono quelli più seguiti, stimati e anche un po’ temuti dalla “plebe” e il bullismo è all’ordine del giorno. Ciò genera grande insicurezza nei ragazzi, i quali si sentono obbligati a conformarsi a determinati modelli, soltanto per farsi accettare dagli altri.
Un pianeta morente
Ad arricchire il pacchetto di problemi da affrontare, c’è il futuro. Le prospettive lavorative non sono le più rosee, ma sul fronte ambientale, probabilmente i problemi sono ben peggiori. La crisi energetica e il riscaldamento globale sono ampiamente presenti nella vita dei giovani, i quali nutrono maggiori preoccupazioni a riguardo rispetto a chi si trova più avanti nell’età. Questa prospettiva getta grossi dubbi sul futuro e genera contrasti con chi, invece, non ha interesse nell’ecologia e non ha alcuna intenzione di cambiare le proprie abitudini.
Questi contrasti sono alla base della formazione di gruppi di eco attivisti, i quali intraprendono sit-in di protesta in autostrada o ricorrono a gesti più estremi, come gettare vernice su opere d’arte di alto pregio.
Cosa fare per aiutare i ragazzi nel disagio giovanile?
Sicuramente, bisogna lavorare sulla percezione dei disagi psicologici, i quali vengono fin troppo spesso ignorati o messi in secondo piano. Un genitore può fare del suo meglio per dare al proprio figlio tutti gli strumenti necessari ad affrontare il mondo, ma i ritmi odierni mettono a dura prova i ragazzi, i quali necessitano di maggiore supporto. La pandemia, inoltre, ha messo a dura prova le menti degli adolescenti, i quali non hanno ancora superato del tutto il trauma del lockdown e del clima di terrore generato dai bollettini giornalieri su contagi e decessi.
Per migliorare la situazione, un supporto psicologico può essere di grande aiuto, il bonus psicologo può aiutare le famiglie in questo frangente, soprattutto dal punto di vista economico. La società è in continua evoluzione e questo rapido avanzare non garantisce una grande stabilità a chi sta ancora posando i mattoni del proprio futuro.