Negli ultimi 50 anni, l’evoluzione del docente ha rispecchiato le trasformazioni della società, del sistema educativo e dei bisogni formativi degli studenti. In passato, l’insegnante rappresentava una figura autoritaria, quasi militare, il cui ruolo era quello di trasmettere rigide nozioni e mantenere l’ordine con metodi spesso coercitivi. Questo approccio si basava su una rigida separazione tra insegnante e alunno, con il primo che deteneva il potere assoluto e l’autorità indiscutibile in aula.
L’era delle punizioni corporali e dell’autoritarismo
Fino agli anni ’70, in molti Paesi, la disciplina scolastica era mantenuta anche attraverso punizioni corporali, considerate strumenti legittimi per imporre il rispetto e l’obbedienza. Questa tradizione, ereditata dall’era vittoriana e dal Medioevo, vedeva nelle punizioni fisiche una sorta di “purificazione” dei giovani, per correggerne i comportamenti ritenuti sbagliati. L’uso della bacchetta o delle verghe non era solo accettato ma anche promosso come una pratica educativa per plasmare caratteri forti. Tuttavia, col progredire delle ricerche in psicologia e pedagogia, si è compreso che tali metodi non solo erano inefficaci ma anche potenzialmente dannosi per il benessere emotivo e psicologico degli studenti.
La prima vera evoluzione del docente negli anni ’70 e ’80
A partire dagli anni ’70, si è verificato un cambiamento significativo. Il movimento per i diritti dei bambini e i progressi nella psicologia dell’educazione hanno spinto molti Paesi a mettere al bando le punizioni corporali nelle scuole pubbliche. La Gran Bretagna, ad esempio, ha vietato tali pratiche nel 1986 nelle scuole statali e nel 1999 nelle scuole private. Questo passaggio segnò l’inizio di una nuova era, in cui il focus si spostò verso un approccio più umanistico ed empatico. I docenti, da figure autoritarie, divennero facilitatori del sapere, con il compito di creare un ambiente di apprendimento inclusivo e partecipativo.
La transizione verso l’insegnamento empatico e comunicativo
La fine del XX secolo ha visto un’ulteriore evoluzione del ruolo del docente, con l’emergere di nuovi modelli educativi che enfatizzavano l’importanza della comunicazione e del coinvolgimento emotivo tra insegnante e studente. Il vecchio paradigma, in cui l’insegnamento era percepito come una comunicazione a senso unico, con l’insegnante che impartiva lezioni e gli studenti che semplicemente ricevevano nozioni, venne rimpiazzato da un modello di apprendimento bidirezionale.
In questo contesto, l’evoluzione del docente rese l’insegnamento un processo interattivo, basato sull’ascolto attivo e sul rispetto reciproco. L’introduzione delle tecnologie digitali ha ulteriormente rivoluzionato il modo in cui l’insegnamento viene svolto. I docenti sono stati chiamati a reinventarsi, adottando strumenti e metodologie innovative per affrontare un pubblico sempre più connesso e abituato a ricevere informazioni in modo rapido e multimediale. Oggi in Italia la figura del docente, grazie a una rigida regolamentazione del MIUR, è diventata più complessa, richiedendo non solo competenze pedagogiche, ma anche tecnologiche e comunicative.
La figura del docente oggi: un equilibrio tra autorità e supporto
Oggi, diventare insegnante è molto complesso e la figura del docente si colloca tra quella di guida e di supporto. Non si tratta più di mantenere il controllo attraverso il timore o la coercizione, ma di creare un ambiente sicuro e stimolante per favorire la crescita personale e intellettuale degli studenti. L’insegnante deve bilanciare la necessità di mantenere l’ordine in classe con la capacità di comprendere e rispondere ai bisogni individuali degli studenti, spesso attraverso un approccio differenziato e personalizzato. Le competenze emotive, come l’empatia e l’ascolto attivo, sono ormai centrali per il successo dell’insegnamento.
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Il cambiamento della figura del docente riflette dunque l’evoluzione dell’educazione stessa, che da un sistema rigido e disciplinare si è trasformata in un processo dinamico e inclusivo, orientato alla formazione di individui consapevoli e critici.