Negli ultimi giorni si sta diffondendo una truffa particolarmente insidiosa che sfrutta il bisogno degli utenti di ricevere comunicazioni continue dai Centri per l’Impiego per trovare lavoro o rinnovare i propri sussidi. Si tratta di finti SMS o WhatsApp, apparentemente inviati dagli uffici pubblici per la gestione del lavoro, ma in realtà mirati a trarre in inganno i cittadini, specialmente quelli in condizioni di fragilità economica. Il fenomeno si sta verificando su tutto il territorio italiano, tanto da richiedere continue pubblicazioni di comunicazioni ufficiali da parte dei centri dell’impiego regionali per avvisare i cittadini.
Come funziona la truffa dei finti SMS dal Centro per l’impiego?
Il messaggio truffaldino arriva sotto forma di SMS o, in alcuni casi, tramite WhatsApp, con un tono formale e apparentemente istituzionale. Il testo tipico recita: “Abbiamo provato a contattarla diverse volte dai nostri uffici del centro per l’impiego ma senza ricevere risposta. La invitiamo a contattare il numero 8990005458”. Un messaggio che crea senso di urgenza e che sottolinea quasi una mancanza dell’utente nel non aver risposto tempestivamente, spingendolo a rimediare. Ma si tratta di numeri a pagamento non collegati in alcun modo ai Centri per l’impiego reali
Cosa succede se si chiama uno di questi numeri?
Una volta effettuata la chiamata, l’utente viene trattenuto in linea con messaggi automatici o con finti operatori, portando a generare costi molto elevati. In alcuni casi, vengono anche richiesti dati personali o bancari, aggravando ulteriormente il rischio.
Cosa fare se si riceve uno di questi messaggi?
- Non richiamare mai i numeri indicati nel messaggio: come detto sono tutti a pagamento e portano la vittima a entrare ancora più in profondità nella truffa.
- Non fornire MAI dati personali: come nome, cognome, codice fiscale e soprattutto IBAN.
- Segnala immediatamente l’SMS alla Polizia Postale: tramite il portale ufficiale www.commissariatodips.it o recandoti presso un ufficio territoriale. Poi, blocca il numero da cui è partita la truffa.
Quali rischi corrono i percettori di ADI e SFL con questa truffa?
I destinatari di misure di sostegno al reddito come l’Assegno di Inclusione (ADI) e il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) sono particolarmente esposti a questo tipo di truffa. Ecco perché:
1. Comunicazioni frequenti con il Centro per l’Impiego
Chi percepisce ADI o SFL è spesso chiamato a partecipare a colloqui di orientamento, seguire percorsi formativi, rispondere a convocazioni ufficiali da parte dei Centri per l’Impiego e altre attività fondamentali per non perdere il sussidio. Questo contesto rende credibile, a prima vista, un messaggio che sembra provenire proprio da un ufficio pubblico. Nel tentativo di “non perdere il sussidio”, alcuni beneficiari potrebbero reagire prontamente e, purtroppo, cadere nella trappola, offrendo dati personali o effettuando chiamate costose.
2. Furto di identità
I dati sensibili forniti ai truffatori potrebbero essere utilizzati per attivare contratti fraudolenti, accedere a piattaforme pubbliche intestate alla vittima o addirittura sottrarre o compromettere ulteriori benefici pubblici. Quindi è sempre bene rivolgersi prontamente al Centro per l’Impiego di competenza territoriale, usando solo i canali ufficiali disponibili sul sito web della propria Regione.
La truffa è molto simile a quella della chiamata di ricezione del curriculum, che chiedeva al malcapitato di inviare denaro tramite piattaforme sospette o di fornire dati sensibili a improbabili operatori.
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