Flop ADI e SFL, parla Calderone
È tornata l’ora del question time, alla Camera. A rispondere questa volta è stata la ministra del lavoro Marina Calderone, che in qualità di rappresentante del Governo Meloni ha riportato numeri straordinari. Numeri che (sostiene) testimonierebbero il successo di ADI e SFL. Si parte con le persone destinatarie dell’ADI già prese in carico, cioè 634.192. Poi viene la cifra sulle domande accolte, al 30 giugno, ovvero 697.640, che equivale a dire 1,7 milioni di persone coinvolte. Altri numeri, altri premi anche sul Supporto formazione e lavoro, con 96mila persone beneficiarie delle nuove misure.
Ma questi numeri, senza contesto, servono a poco. Bisogna vedere quali sono i risultati rispetto alle attese e alle “profezie” dell’esecutivo. Ed è esattamente qui che i nodi vengono al pettine. Per l’Assegno di inclusione, infatti, Calderone afferma che siamo a ‘solo’ poche decine di migliaia di famiglie dall’obiettivo prefissato. Ma è una mezza bugia. Perché i numeri di Calderone fanno riferimento alle “domande accolte”, non agli assegni che al momento vengono effettivamente erogati (molti meno). Quelli, a maggio, erano solo 625mila. E le famiglie prese a carico (a fine giugno) arrivavano appena a 634mila. Distanze siderali rispetto a quanto pronosticato dal Governo.
Quanto al Supporto per la formazione e il lavoro, in questo caso lo scarto reale è ancora più netto. Si prevedevano oltre 300mila beneficiari, siamo a 96mila. Neanche vicini.
I risultati dell’Assegno di inclusione
Se ci limitiamo ai risultati dell’Assegno di inclusione, il “bluff” del ministro Calderone è evidente. Si è detto che finora sono state prese in carico per l’ADI 634mila famiglie, e 697mila sono state le domande accolte. Se anche tutte queste diventassero effettivamente famiglie beneficiarie (cosa difficile), si arriverebbe comunque sotto quota 700mila. Ma la relazione tecnica del Governo Meloni, quella che ha lanciato l’ADI come successore del Reddito, parlava di 733mila famiglie beneficiarie ogni mese, in media, per tutto il 2024. C’è uno scarto di decine di migliaia di persone. Su cui però Calderone sorvola.
Anzi. Il ministro sostiene addirittura che dal 2023 la situazione della povertà è migliorata, dando il merito all’ADI e il demerito al Reddito di Cittadinanza. Ma l’assegno di inclusione è entrato in vigore solo nel 2024, quindi il racconto non regge. E poi c’è il piccolo dettaglio che in realtà la povertà assoluta non è migliorata, ma peggiorata. I dati Istat dicono che nel 2023 si è raggiunto il record di povertà assoluta in Italia: l’8,5% delle famiglie, cioè 5,7 milioni di individui.
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Se poi facciamo un confronto diretto con il Reddito, e con la platea di beneficiari che questo raggiungeva, lo scenario si aggrava ancora di più. La misura voluta dai 5 Stelle, per quanto imperfetta, nel 2023 riguardava 1 milione e 367mila famiglie. Oggi l’ADI va a beneficio di meno di 700mila famiglie. La platea dunque si è dimezzata. E questo non è un dato su cui si può mentire.
Delusione per il Supporto formazione e lavoro
Anche il quadro sul Supporto formazione e lavoro non è ottimo. L’assegno pensato dal Governo Meloni, che dovrebbe andare a favore di chi è “occupabile”, viene erogato solo se la persona che ha fatto richiesta frequenta corsi di formazione o altre attività assimilabili. Quindi, come ha confermato la stessa Calderone, “parliamo di 96mila persone”. Mentre gli obiettivi messi nero su bianco dall’esecutivo erano ben diversi.
Nella famosa relazione tecnica del Governo, si stimava che i beneficiari di SFL sarebbero stati 175mila già nel 2023 e addirittura 322mila nel 2024. Nessuno dei due numeri prefissati è stato raggiunto. Ed è improbabile (per non dire altro) che entro la fine dell’anno si assista a un’improvvisa e quanto mai provvidenziale impennata nelle cifre.
L’attacco del Governo al Reddito di Cittadinanza
Nel rispondere alle Camere, il ministro del lavoro Calderone non ha solo tessuto le lodi del suo Governo. Ma ne ha anche approfittato per dare l’ennesima stoccata al Reddito di Cittadinanza. La misura accantonata è stata definita infatti “mero assistenzialismo che ha danneggiato il mercato del lavoro”, vista anche la sentenza della Corte europea che ha definito “discriminatorio” il requisito di 10 anni di residenza in Italia chiesto ai cittadini stranieri. Invece le misure del Governo Meloni, ADI e SFL, richiedono agli stranieri solo cinque anni, quindi sono “in linea con l’ordinamento europeo”.
In più, Calderone ha attaccato il Reddito perché avrebbe raggiunto “al massimo il 37% delle famiglie in povertà assoluta in assenza di sostegni pubblici”, quando circa il 40% dei beneficiari sarebbero stati al di fuori di questa categoria, e quindi (stando al ministro) non meritevoli di ricevere sostegno. Ma anche qui le mistificazioni sono durate poco. Come evidenziato dal Movimento 5 Stelle durante l’interrogazione parlamentare, l’ADI non ha saputo fare meglio del Reddito. Oggi ha 1,6 milioni di beneficiari, su un totale di “5,7 milioni di poveri assoluti, vale a dire il 28%” delle famiglie in povertà assoluta. Molto meno del 37% raggiunto dal Rdc. “Non a caso in Sicilia, dove 93.750 famiglie sono rimaste senza sostegno, Forza Italia ha presentato un disegno di legge per reintrodurlo”, ha concluso Dario Carotenuto del M5S. Segno evidente che anche all’interno del Governo manca una visione unitaria. E non bastano certo due numeri fuori contesto a salvare la faccia.