Inail, impennata di morti sul lavoro
L’Inail ha reso pubblici i dati analitici sulle denunce di infortunio, sia nel complesso che con esito mortale, presentate all’Istituto entro il mese di luglio 2024. E come anticipato il bilancio non è confortante. Nei primi 7 mesi dell’anno ci sono stati in Italia 577 incidenti mortali sul lavoro, con un aumento del 3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
E sono aumentate anche le denunce di infortunio, 350.823 in tutto, + 1,7% rispetto alle 344.897 del 2023 (e addirittura +12,2% rispetto al 2021). Scendendo ancora di più nel dettaglio, l’Inail registra un aumento dei casi di infortunio avvenuti in occasione di lavoro (da 292.849 a 295.159) e anche di quelli avvenuti in itinere, cioè nel tragitto di andata e ritorno dalla casa al posto di lavoro (in questo caso di registra un +6,9%).
Se invece guardiamo alla componente di genere, c’è poco da stare allegri sia tra gli uomini che tra le donne. Rispetto ai primi 7 mesi del 2023, le denunce di infortunio tra la componente maschile sono salite dell’1,3%, passando cioè da 223.802 a 226.652. Mentre tra le donne si è registrato un aumento del +2,5%. Ed è anche interessante notare come l’incremento nelle denunce abbia riguardato soprattutto i lavoratori extracomunitari (+6,3%). E in effetti i recenti casi di cronaca, come l’orribile fine del bracciante Satnam Singh, confermano tristemente il trend.
Il tesoretto (in aumento) dell’Inail
Per questo stupisce quanto afferma Repubblica. Vale a dire che nonostante l’impennata di morti e infortuni sul lavoro, i soldi fermi nelle casse dell’Inail sono aumentati. Questo non si spiega. Il tesoretto che compare nel bilancio 2023 dell’Istituto, approvato di recente dal Consiglio di amministrazione, ammonta a ben 3,1 miliardi di euro. Sarebbe l’avanzo più alto nella storia dell’Inail, che a sua volta porta a un altro record per lo Stato italiano: ad oggi ci sono oltre 41 miliardi di euro nel conto di Tesoreria. Un’enormità di soldi non spesi, a cui contribuisce in gran parte l’utile registrato dall’Inail.
Insomma, i soldi che dovrebbero servire a tutelare i lavoratori, servono invece a sorreggere il Bilancio dello Stato. Una sorta di salvadanaio a spese degli italiani, quando sarebbe necessario impegnare queste somme per aumentare innanzitutto le spese dei risarcimenti, dato che gli infortuni (anche mortali) sono cresciuti. Ma bisognerebbe pure investire in maggiori ispezioni e controlli, per dirne una.
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L’anomalia è stata sottolineata anche dalla Corte dei Conti, secondo cui “desta perplessità che il bilancio presenti un ingente ed improprio avanzo annuale, spesso superiore al miliardo, che poco si concilia con il perdurante fenomeno infortunistico”. E allora perché si prosegue su questa strada? Come viene giustificata, da parte del Governo, una scelta di questo tipo?
Come andrebbero spesi i soldi
I 3,1 miliardi accumulati dall’Inail potrebbero essere impiegati in vari modi. I sindacati, ad esempio, chiedono da tempo che il tesoretto venga utilizzato per l’assunzione di ispettori, la prevenzione e la formazione dei lavoratori. Voci su cui ora si spende pochissimo. E infatti l’istituto sarebbe pesantemente sotto organico, di ben 1.900 unità: ha 190 ispettori contro una necessità effettiva di 300.
Altro punto. Servono maggiori incentivi a fondo perduto per le imprese virtuose, quelle che migliorano le condizioni di sicurezza dei lavoratori. Secondo Repubblica, questi incentivi varrebbero 500 milioni circa, ma il bando che li assegna è talmente lento e burocratico che nessuno è in grado di dire quanti di questi soldi siano arrivati effettivamente alle aziende. Dal 2010 al 2023 sono andati a bando più 3,5 miliardi. Ad oggi, meno della metà sarebbe stata assegnata.
E ci sarebbe anche lo sconto in tariffa, sempre per le imprese virtuose. Significa che se investi in sicurezza, dovresti pagare un premio più basso. In questo caso le imprese da coinvolgere sarebbero 2 milioni in totale. Ma l’anno scorso solo 30mila hanno beneficiato della misura. L’Inail si è poi limitata a una misura di facciata sul fronte formazione dei lavoratori, dove il budget stanziato è stato aumentato da 10 a 50 milioni. Che rapportati ai 3,1 miliardi disponibili sono chiaramente briciole.
Perciò ritorniamo alle domande di cui sopra. Con tutto il bisogno di sicurezza che c’è, con tutti gli interventi possibili da fare, perché l’Inail non investe? Perché questo disavanzo “monstre” non porta a un miglioramento delle condizioni dei lavoratori? A meno rischi e meno morti? La risposta potrebbe fornirla il Governo, o per conto suo il Mef, nelle cui casse finirà senza dubbio il tesoretto dell’Inail. Dopotutto la Manovra 2025 è vicina e i soldi non ci sono. Sarà meglio racimolarli sulla pelle dei cittadini.