Lavori occasionali: vanno dichiarati? La risposta è sì, ma solo ad alcune condizioni ben precise. La prestazione occasionale è stata introdotta dall’art. 54 bis della legge n.96/2017, e consiste in una collaborazione saltuaria e limitata nel tempo che non va oltre i 5000 euro annui, con diversi fruitori della prestazione.
Se viene espletata la stessa prestazione più volte nei confronti dello stesso fruitore, allora si scende a 2500 euro.
Ma come viene regolamentato il lavoro occasionale?
Lavori occasionali e modello 730
Il soggetto che nel corso solare abbia percepito redditi oltre le soglie predette, è tenuto a presentarle in dichiarazione dei redditi.
Esistono diverse tipologie di lavori occasionali, nello specifico:
- lavoro occasionale autonomo: in cui il lavoratore è del tutto svincolato da qualsiasi datore, ed è per così dire datore di lavoro di sé stesso. Pensiamo ad un artigiano o un artista che intendono vendere le loro opere o manufatti in maniera autonoma ed indipendente, di tanto in tanto;
- lavoro occasionale dipendente: in questo caso, si tratta di una forma ibrida in cui il lavoratore lavora sì occasionalmente, ma lo fa sotto la subordinazione di un committente/datore di lavoro. Esempi possono essere la baby sitter, la commessa che lavora solo nei week-end, o il bartender che presta il suo lavoro solo durante il sabato notte. In questi casi, pur essendo un lavoro alle dipendenze di qualcuno, oggettivamente non è un lavoro facilmente inquadrabile nel lavoro “dipendente” poiché il lavoratore non è di certo posto agli stessi vincoli di orari e turnazioni di un dipendente “ordinario”.
In tutti questi casi, è l’occasionalità ad essere caratteristica imprescindibile del rapporto di lavoro. Ai sensi dell’art. 2222 del codice civile, infatti, esso riguarda attività episodiche non programmate, saltuarie e che si differenziano dalle normali attività che vengono svolte con regolarità.
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Ora, chi ha il dovere di fare dichiarazione dei redditi, e quando è conveniente aprire una partita iva?
Dichiarazione dei redditi e lavoro occasionale: quando presentarla?
Il legislatore ha previsto che chiunque superi la soglia dei 4800 euro (a netto quindi dei contributi versati) è tenuto a presentare dichiarazione dei redditi.
4800 euro è quindi la no tax area di un lavoratore soggetto a Irpef. Il lavoratore occasionale con un simile reddito, dunque, non sarà soggetto ad imposta ma visto che ha comunque subìto una ritenuta del 20% a titolo d’acconto, perderà la possibilità delle ritenute subite se non presenta la dichiarazione.
In questo caso, se il lavoratore vuole recuperare le ritenute, va incontro a due possibilità:
- presentare il modello 730 senza sostituto, e ottenendo così il rimborso delle imposte a credito entro l’anno;
- utilizzare il modello Redditi Persone Fisiche . In questo caso però i tempi del rimborso sono più incerti.
Discorso diverso vale per quei lavoratori che invece superano le soglie di reddito suddette. In questi casi, il lavoratore autonomo deve iscriversi alla Gestione Separata dell’Inps, e dovrà versare i contributi in forma percentuale sui compensi eccedenti.
Ma quando, allora, è invece necessario aprire partita iva? Non sempre, e non necessariamente, specialmente quando si tratta di lavoro occasionale (che è una circostanza diversa rispetto al puro lavoro autonomo)
Lavoro occasionale senza partita IVA
Posso lavorare occasionalmente senza aprire la partita iva? La risposta è sì. Come noto, il limite di reddito da attività autonoma per aprire una partita IVA è fissato in 5mila euro, ma questo vale per i lavoratori autonomi, non anche per quelli occasionali.
Per evitare l’apertura della partita iva, però, devono ricorrere determinate circostanze, perché talvolta il confine tra lavoro autonomo e lavoro occasionale può essere labile e comportare non poche problematiche.
Senza dubbio, possono evitare di aprire partita IVA coloro che:
- non svolgono l’attività in maniera professionale (dunque non sono iscritti ad ordini, albi, registri etc);
- svolgono la prestazione in maniera episodica ed occasionale;
- non sono sottoposti a coordinazione del lavoro
- non svolgono attività di impresa.
In tutti questi casi (e solo in questi) è possibile non aprire partita IVA pur superando la soglia dei 5000 euro annui.