L’Italia perde terreno e la Cina avanza. Nel settore degli elettrodomestici, i colossi asiatici continuano a mettere in ginocchio la produzione Made in Italy, con conseguenze disastrose per l’occupazione nel nostro Paese. Un esempio? Dal 1° luglio 2025 la fabbrica Haier di Brugherio smetterà di produrre lavatrici, e il sito storico in Brianza si trasformerà in un hub logistico agli ordini dello stabilimento cinese di Jinling. E anche la multinazionale Beko, dopo aver acquistato gli stabilimenti Whirlpool in Europa, annuncia adesso il taglio di circa 2.000 posti di lavoro sui 4.400 in Italia, e la chiusura di due stabilimenti sul nostro territorio. Tutto questo mentre il Governo vanta record di occupazione e un’economia solidissima. Vediamo qui sotto tutti i dettagli.
Lavoro, crolla il settore degli elettrodomestici
Da centro di produzione a centro logistico agli ordini della Cina. Così l’Italia si trasforma, nel settore degli elettrodomestici, chiudendo il 2024 con un calo della produzione pari al 14% (e dell’export per unità pari al 9,1 %). “Nel 2024 si sono prodotti meno di 10 milioni di grandi elettrodomestici del bianco in Italia”, spiega il segretario nazionale Fim Cisl, Massimiliano Nobis, “nel 2000 erano 30 milioni. Stiamo perdendo anche importanti produzioni della filiera, come il trasferimento all’estero della produzione dei sistemi di connessione per il bianco della TE Connectivity di Collegno, con il licenziamento in corso di 222 dipendenti, o la mancata realizzazione del ‘polo italiano dei compressori’ per i frigoriferi, che doveva coinvolgere 400 dipendenti dell’ex Embraco di Torino e i 350 di ACC di Belluno”.
Meno lavoratori e meno lavoro, dunque. Con prospettive ancora più fosche per il 2025. Dal 1° luglio di quest’anno, infatti, la fabbrica Haier di Brugherio smetterà di produrre lavatrici a marchio Candy, che invece arriveranno già pronte e ‘impacchettate’ dallo stabilimento cinese di Jinling. E grazie a un accordo siglato coi sindacati, il sito storico della Brianza diventerà il nuovo centro logistico strategico dedicato alla distribuzione dei ricambi. Una sorta di “delocalizzazione al contrario”, che trasforma il nostro Paese da centro di produzione a centro di smistamento. E non è tutto.Anche Beko Europa, dopo aver acquistato tutti gli stabilimenti Whirlpool nel continente, ha annunciato la chiusura di due strutture produttive (a Comunanza, nelle Marche, e a Siena) e il taglio di quasi 2.000 posti di lavoro sui 4.400 presenti in Italia. Mentre Electrolux, in seguito alla conclusione di accordi per certificare gli esuberi, punta tutto sui contratti di solidarietà e sugli esodi volontari.
L’unica strategia possibile
In tutto questo il Governo langue. Non esistono piani sul breve o lungo termine, e non arrivano rassicurazioni a proposito di un settore strategico, quello degli elettrodomestici, che al momento impiega 44mila persone e genera 20 miliardi di euro di valore aggiunto. Preoccupa anche l’assenza di un piano europeo comune, come sottolinea Giorgio Gori, europarlamentare del Pd e vicepresidente della Commissione Industria, Ricerca ed Energia: “Non c’è ancora in questo momento una definizione di politiche europee per il settore del bianco”.
Per questo sale l’attesa verso decisioni Ue in materia di politica industriale. Quello di cui abbiamo bisogno, adesso, sono capitali disponibili a basso costo per migliorare le linee produttive e applicare l’intelligenza artificiale. È essenziale stare al passo, tutti insieme, con i competitor asiatici, che offrono prodotti di buona qualità, con tecnologie avanzate e prezzi estremamente accessibili. Insomma “l’unico modo per rimanere competitivi”, come spiega Paolo Falcioni, direttore generale di Applia Europa, “è innovare, promuovendo una creazione di valore che superi l’extracosto del lavoro”.
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Ma l’innovazione deve essere accompagnata e sostenuta dal Governo. E il Governo deve collaborare con il resto dei partner europei in maniera efficace e tempestiva. Soprattutto adesso, che alla ‘minaccia asiatica’ si aggiunge quella degli Usa, pronti ad affossare la nostra economia con l’imposizione di dazi insensati. Insomma serve un’Italia solida, al servizio di un’Europa compatta. Altrimenti sono guai.