Lavoro, le promesse del Piano strutturale di bilancio
È l’anticamera della prossima Manovra 2025, come previsto dalle nuove (rigide) regole dettate dall’Unione Europea. Il Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, trasmesso alle Camere dal Governo, detterà le linee strategiche per investimenti, riforme e interventi strutturali nei prossimi cinque anni. Con l’obiettivo sottinteso di ridurre entro limiti accettabili il debito pubblico del nostro Paese.
Sul totale di 217 pagine del documento, appare evidente l’attenzione particolare verso specifiche categorie di lavoratori, soprattutto donne, giovani e soggetti vulnerabili. E c’è anche spazio per una rinnovata promessa, cavallo di battaglia di questo esecutivo: il taglio del cuneo fiscale. Come ha sottolineato infatti il ministro dell’Economia Giorgetti, con il Psb “il governo conferma e rende strutturali gli effetti del cuneo fiscale sui redditi da lavoro dipendente fino a 35mila euro e l’accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni già in vigore quest’anno”.
Inoltre, aggiunge il rappresentante del Governo, “gli effetti del cuneo fiscale assumeranno una nuova fisionomia al fine di raggiungere il medesimo obiettivo senza ulteriori tensioni sul piano della spesa pluriennale. Le politiche invariate comprendono anche le risorse necessarie al rinnovo dei contratti pubblici, al finanziamento di misure per favorire la natalità e al rifinanziamento delle missioni di pace”.
Un aiuto all’occupazione femminile
Al centro del Piano presentato alle Camere, come anticipato, ci sono anche una serie di interventi volti a favorire l’occupazione femminile. In particolare, per il periodo 2024-2026 è prevista “la riduzione del 100% dei contributi a carico delle donne lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato, a esclusione dei rapporti di lavoro domestico, con 3 o più figli, entro il limite annuo di 3.000 euro e fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio minore”.
Oltre a questo, il Governo Meloni promette “misure per garantire un maggior sostegno alla natalità”, senza però fornire dettagli soddisfacenti. L’intenzione dell’esecutivo, si legge sempre nel documento, è “supportare le famiglie con figli migliorandone le prospettive socioeconomiche, anche tramite il sostegno alla partecipazione femminile al mercato del lavoro”. Resta solo da vedere se le intenzioni programmatiche si trasformeranno in misure concrete.
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La formazione dei dipendenti PA
Un’attenzione particolare è riservata poi alla formazione dei dipendenti pubblici. Secondo quanto riportato nel documento del Piano strutturale, al momento in Italia il tasso di partecipazione alla formazione è in linea con la media europea (17%), e in netto miglioramento rispetto al 2019. Ma in ogni caso, il progetto del Governo prevede un’intensificazione della formazione dei dipendenti PA a partire dal 2027, con un’attenzione specifica alla transizione digitale, ecologica e anche amministrativa.
Gli obiettivi del Piano e la Manovra in arrivo
Nel Piano Strutturale di Bilancio, il Governo si è anche impegnato a stimare una crescita del Pil sopra l’1% per i prossimi tre anni, fino al 2026. Ma in merito a queste previsioni, l’Ufficio parlamentare di bilancio sta già sollevando qualche perplessità. Il dubbio principale è legato alle stime per il 2026. Il profilo di crescita indicato nel Psb, si legge, “è prossimo alle proiezioni dell’Upb, salvo che nel 2026, quando risulta più sostenuto per due decimi di punto percentuale”.
Intanto, sulla base delle linee guida indicate nel Psb, inizia a prendere forma la prossima Manovra. Nella Legge di Bilancio 2025 saranno incluse risorse per il rinnovo dei contratti pubblici, per il finanziamento delle misure a favore della natalità – quindi bonus mamme lavoratrici, bonus asilo nido, assegno unico e congedi – e sarà anche salvaguardato il livello della spesa sanitaria. Non si esclude, infine, un prelievo di qualche tipo sugli extraprofitti delle banche. Anche se adesso la formulazione del Governo è cambiata, e si parla in maniera vaga di un possibile contributo volontario.
“Discutendo come facciamo con tutti”, ha dichiarato a questo proposito Giorgetti, “discutiamo anche col settore bancario, ma non solo, su come potranno concorrere allo sforzo collettivo che tutti quanti siamo chiamati a fare”. Ma questo, si affretta a dire il ministro, non significa “tassare gli extraprofitti ma tassare giustamente i profitti”. Qualsiasi cosa significhi, si spera in un’azione tempestiva ed efficace.