In base alla normativa italiana, è legale vendere prodotti fatti in casa senza licenza — che si tratti di oggetti artigianali, dolci, conserve, gioielli o altro — solo in determinate circostanze. Insomma, la risposta non è univoca e dipende da diversi fattori: il tipo di prodotto, la frequenza della vendita, le modalità e la normativa locale. Ecco una guida completa e aggiornata per orientarsi tra obblighi, limiti e opportunità.
Vendita occasionale e attività hobbistica: quando è permesso
La legge italiana consente la vendita di prodotti fatti in casa senza partita IVA e senza licenza commerciale solo in presenza di alcune condizioni ben precise:- Occasionalità: l’attività non deve essere abituale, ma svolta in modo sporadico e non professionale. Se, ad esempio, si partecipa a uno o due mercatini l’anno, si rientra nella categoria degli “hobbisti”
- Assenza di organizzazione imprenditoriale: non si devono utilizzare mezzi tipici di un’impresa (come magazzino, dipendenti, pubblicità strutturata, sito e-commerce con carrello e prezzi esposti)
- Modico valore: molte regioni fissano un tetto massimo di ricavi per essere considerati hobbisti (ad esempio, 250 euro per singola vendita o 5.000 euro annui; in alcune Regioni il limite scende a 100 euro per evento).
Adempimenti per gli hobbisti
Anche se non si ha l’obbligo di aprire partita IVA, è comunque necessario:
- Rilasciare una ricevuta non fiscale al momento della vendita, con marca da bollo da 2 euro se l’importo supera i 77,47 euro
- Dichiarare i redditi: i proventi vanno inseriti nella dichiarazione dei redditi come “redditi diversi”, se superano la soglia di 4.800 euro
- Presentare l’apposita documentazione: per partecipare ai mercatini, occorre presentare una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà e, in molte Regioni, ottenere il tesserino dell’hobbista dal Comune o dagli organizzatori dell’evento.
Ma attenzione, chi vende regolarmente, partecipa a molti mercatini o pubblicizza in modo strutturato i propri prodotti, viene considerato imprenditore e deve aprire obbligatoriamente la partita IVA.
Vendita online: regole molto più stringenti
Va inoltre notato che se la vendita avviene tramite un sito e-commerce personale, o tramite piattaforme come Amazon, Etsy o social network, la normativa è ancora più severa. Infatti:
- La vendita online è considerata attività continuativa: anche poche vendite, se pubblicizzate in modo stabile, richiedono l’apertura della partita IVA
- Non è permesso avere un sito web con prezzi e carrello senza partita IVA. Si può usare il sito solo come “vetrina”, senza la possibilità di acquisto diretto
- Marketplace e piattaforme richiedono (nella maggior parte dei casi) la registrazione come venditore professionale e il rispetto di tutte le norme fiscali e commerciali.
Prodotti alimentari fatti in casa: regole e divieti
Quanto alla vendita di alimenti fatti in casa (dolci, conserve, marmellate, pane, ecc.) è soggetta anche questa a norme rigorose. Infatti non è mai consentito vendere alimenti fatti in casa senza partita IVA e senza autorizzazioni sanitarie.
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Per vendere legalmente alimenti occorre quindi:
- Aprire una partita IVA (spesso come “Impresa Alimentare Domestica”)
- Ottenere il certificato dell’ASL che attesti il rispetto delle norme igienico-sanitarie
- Presentare la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) al Comune
- Iscriversi alla Camera di Commercio e ottenere le certificazioni HACCP
- Etichettare obbligatoriamente ogni prodotto, indicando ingredienti, allergeni, data di produzione e conservazione, ma anche i dati del produttore.
Quanto alle eccezioni, solo in alcune fiere o sagre locali, per eventi occasionali e con limiti di ricavi molto bassi, alcune Regioni consentono la vendita diretta al consumatore finale, ma sempre nel rispetto di regole igieniche minime e previa autorizzazione.
Artigianato e prodotti non alimentari
Per gli oggetti artigianali (gioielli, abbigliamento, decorazioni, ecc.) valgono invece le regole generali sull’hobbismo. Quindi:
- La vendita occasionale è permessa senza partita IVA, con obbligo di ricevuta e dichiarazione dei redditi
- Per la vendita abituale, invece, servono partita IVA, iscrizione alla Camera di Commercio e rispetto delle regole sull’etichettatura e la sicurezza dei prodotti.
Sanzioni e rischi
Infine, ricordiamo che chi vende prodotti fatti in casa senza rispettare la normativa rischia:
- Sanzioni amministrative per esercizio abusivo di attività commerciale
- Multe fiscali per mancata dichiarazione dei redditi
- Sanzioni penali in caso di vendita di alimenti senza autorizzazioni, soprattutto se si mette a rischio la salute pubblica.
In conclusione, In Italia vendere prodotti fatti in casa, senza licenza commerciale, è legale solo se l’attività è occasionale, di modico valore e non organizzata in forma imprenditoriale. Per gli alimenti, invece, è sempre necessario rispettare le norme sanitarie e fiscali, con partita IVA e autorizzazioni specifiche. E in caso di dubbio, vi consigliamo di rivolgervi a un commercialista o agli uffici comunali, così da evitare pesanti sanzioni e operare nella piena legalità.