L’assegno unico è nel mirino della Commissione Europea. Il motivo? Infrazioni nei requisiti che riserverebbero un trattamento differenziale ai cittadini dell’UE.
Nella lettera che contesta all’Italia le suddette infrazioni, infatti, l’UE ha specificato “la legislazione viola il diritto dell’Ue in quanto non tratta i cittadini europei in modo equo, il che si qualifica come discriminazione”.
In particolare, a essere bersaglio dell’UE è la parte di normativa che prevede che a poter beneficiare dell’assegno sono solo coloro che risiedono in Italia da almeno due anni. Questo, per la Commissione, violerebbe i diritti dei cittadini dell’UE.
La CE ricorda infatti che è “vietato qualsiasi requisito di residenza ai fini della percezione di prestazioni di sicurezza sociale, quali gli assegni familiari”
Già a febbraio Bruxelles aveva inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora, a cui l’Italia ha replicato lo scorso giugno. Ma per l’esecutivo comunitario non è abbastanza, e ritiene insoddisfacente le giustificazioni addotte dall’Italia. Motivo per il quale, all’Italia rimangono ora due mesi per prendere le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà ben decidere di sottoporre il caso alla Corte di Giustizia Europea.
Questo non rappresenta un fatto solo politico, ma anche economico: la decisione del nostro Governo di non potenziare l’AUU è scaturita anche da questa circostanza.
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AUU non potenziato per l’infrazione
“Concentrare tutte le risorse disponibili per la natalità su una misura oggetto di infrazione a livello comunitario potrebbe essere rischioso”, questo il commento di Eugenia Roccella.
Meglio, quindi, puntare ad altre misure, come “lo sgravio per le madri lavoratrici con almeno due figli, la mensilità in più di congedo parentale al 60% e il potenziamento del bonus nido per il secondo figlio”, come riporta il Sole24ore.
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