In questa Manovra 2025, potrebbero essere proprio i ceti medio-bassi ed i pensionati a pagare le conseguenze. Se da un lato Giorgetti assicura di poter stare tranquilli e sereni, Salvini ribatte lapidario con un “siano i banchieri a pagare, non gli operai”. Analizziamo le possibili conseguenze della manovra 2025.
Manovra 2025: cosa succederà ora al ceto medio?
Sicuramente le pensioni sono un oggetto assai dibattuto ultimamente. Se si analizza sotto la lente d’ingrandimento l’enorme problema del calo della natalità e le conseguenze che esso ha avuto sul sistema pensionistico, è chiaro come il futuro dei pensionati sia fortemente in bilico. Preoccupazioni anche per i redditi medi, anche se dalla maggioranza assicurano non ci sia nulla da temere.
In verità, chi ha un reddito da 25mila euro lordi l’anno, già da tempo vive di sacrifici: fra il 2021 e il 2023 ha visto l’inflazione salire del 17%, con un aumento degli stipendi di appena il 10%. Forse anche per questo ci si è orientati verso un clima di aiuti e sconti su bonus benzina e bollette, come anche gli interventi sul taglio del cuneo fiscale. Questo è il motivo per cui ancora ora il MEF cerca risorse per rendere i tagli e l’accorpamento delle aliquote IRPEF strutturali.
Si spera, quindi, che le buone intenzioni vengano applicate su un piano reale, e non restino semplici proposte che andranno invece a sfumare. E che dire dei pensionati?
I pensionati nella Manovra 2025
Anche i pensionati vengono da due anni di tartassamenti, seppure con differenze sostanziali all’interno della categoria.
Chi percepisce meno di 2.100 euro lordi al mese (1.600-1.700 netti) ha visto un aumento pensionistico di quel tanto che basta per mantenere lo stesso potere d’acquisto di fronte all’ascesa dei prezzi.
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Diverso discorso per chi si trova oltre tale soglia: per loro l’aumento è stato più contenuto, forse addirittura non ha nemmeno coperto gli aumenti dovuti all’inflazione, causando quindi di fatto una diminuzione del loro potere d’acquisto. La scelta ha fatto risparmiare allo Stato 4 miliardi di euro all’anno per il prossimo decennio, ma ha indubbiamente messo a dura prova le tasche dei pensionati appartenenti a questa fascia.
Pensioni negli altri Paesi europei
Nonostante le difficoltà, i pensionati italiani, però, sembrano stare meglio che negli altri Paesi, e lo confermano i dati.
In Italia la percentuale della pensione rispetto all’ultimo stipendio percepito è quasi al 60%, in Francia in Germania invece è molto meno (39,5% e 36,6%). Per fare un esempio: in Germania, un lavoratore che percepiva 2mila euro, ha diritto a soli 700 euro di pensione.
Poteva andare peggio, quindi? Indubbiamente sì. Ma è anche vero che si tratta di un raffronto statistico che non tiene conto di altri dati estremamente rilevanti. Fare infatti un raffronto con Paesi come la Germania o la Francia, in cui i pensionati, seppur percependo pensioni più basse, ricevono molti più aiuti dallo Stato, è un espediente che assume le sembianze di un goffo tentativo di voler insabbiare i problemi reali del nostro Paese.