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Home Pensioni

Manovra 2025, i dati e le discrepanze con pensionati

Manovra 2025: potrebbero essere ceto medio e pensionati le "vittime sacrificali" . Un paradosso che divide il governo. "Siano i banchieri a pagare", tuonano dall'opposizione

di Francesca Ereddia
8 Ottobre 2024
in Pensioni
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In questa Manovra 2025, potrebbero essere proprio i ceti medio-bassi ed i pensionati a pagare le conseguenze. Se da un lato Giorgetti assicura di poter stare tranquilli e sereni, Salvini ribatte lapidario con un “siano i banchieri a pagare, non gli operai”. Analizziamo le possibili conseguenze della manovra 2025.

Sommario

Toggle
  • Manovra 2025: cosa succederà ora al ceto medio?
  • I pensionati nella Manovra 2025
  • Pensioni negli altri Paesi europei

Manovra 2025: cosa succederà ora al ceto medio?

Sicuramente le pensioni sono un oggetto assai dibattuto ultimamente. Se si analizza sotto la lente d’ingrandimento l’enorme problema del calo della natalità e le conseguenze che esso ha avuto sul sistema pensionistico, è chiaro come il futuro dei pensionati sia fortemente in bilico. Preoccupazioni anche per i redditi medi, anche se dalla maggioranza assicurano non ci sia nulla da temere.

In verità, chi ha un reddito da 25mila euro lordi l’anno,  già da tempo vive di sacrifici: fra il 2021 e il 2023 ha visto l’inflazione salire del 17%, con un aumento degli stipendi di appena il 10%.  Forse anche per questo ci si è orientati verso un clima di aiuti e sconti su bonus benzina e bollette, come anche gli interventi sul taglio del cuneo fiscale. Questo è il motivo per cui ancora ora il MEF cerca risorse per rendere i tagli e l’accorpamento delle aliquote IRPEF strutturali.

Si spera, quindi, che le buone intenzioni vengano applicate su un piano reale, e non restino semplici proposte che andranno invece a sfumare. E che dire dei pensionati?

I pensionati nella Manovra 2025

Anche i pensionati vengono da due anni di tartassamenti, seppure con differenze sostanziali all’interno della categoria.

Leggi anche  Ricostituzioni pensioni per motivi contributivi, come si fa?

Chi percepisce meno di 2.100 euro lordi al mese (1.600-1.700 netti) ha visto un aumento pensionistico di  quel tanto che basta per mantenere lo stesso potere d’acquisto di fronte all’ascesa dei prezzi.


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Diverso discorso per chi si trova oltre tale soglia: per loro l’aumento è stato più contenuto, forse addirittura non ha nemmeno coperto gli aumenti dovuti all’inflazione, causando quindi di fatto una diminuzione del loro potere d’acquisto. La scelta ha fatto risparmiare allo Stato 4 miliardi di euro all’anno per il prossimo decennio, ma ha indubbiamente messo a dura prova le tasche dei pensionati appartenenti a questa fascia.

Pensioni negli altri Paesi europei

Nonostante le difficoltà, i pensionati italiani, però, sembrano stare meglio che negli altri Paesi, e lo confermano i dati.

In Italia la percentuale della pensione rispetto all’ultimo stipendio percepito è quasi al 60%, in Francia in Germania invece è molto meno (39,5% e 36,6%). Per fare un esempio: in Germania, un lavoratore che percepiva 2mila euro, ha diritto a soli 700 euro di pensione.

Poteva andare peggio, quindi? Indubbiamente sì. Ma è anche vero che si tratta di un raffronto statistico che non tiene conto di altri dati estremamente rilevanti.  Fare infatti un raffronto con Paesi come la Germania o la Francia, in cui i pensionati, seppur percependo pensioni più basse, ricevono molti più aiuti dallo Stato, è un espediente che assume le sembianze di un goffo tentativo di voler insabbiare i problemi reali del nostro Paese.

Tags: manovra 2025
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