La Naspi, la nota indennità di disoccupazione, è uno strumento di integrazione al reddito per coloro che hanno perso il lavoro. Presupposto principale per percepirla è la perdita involontaria del posto di lavoro, ossia non devono esserci state delle dimissioni volontarie da parte del lavoratore (fanno eccezione quelle per giusta causa).
Come si presenta la domanda?
Per presentare la domanda per la NASpI è necessario recarsi sul portale INPS, e fare login con le proprie credenziali SPID, CIE o CNS.
È possibile anche rivolgersi a un Patronato per ricevere assistenza gratuita nella compilazione. Il richiedente dovrà fornire tutti i dati necessari, inclusi i dettagli occupazionali e i motivi della cessazione del rapporto di lavoro. È fondamentale presentare la domanda entro 68 giorni dalla cessazione del lavoro per non perdere il diritto al sussidio.
Quanto dura la NASpI?
La durata della NASpI dipende dai contributi già versati. In generale, il sussidio viene erogato per un periodo pari alla metà delle settimane di contribuzione negli ultimi quattro anni. Ad esempio, se un lavoratore ha accumulato 24 mesi di contributi, avrà diritto a 12 mesi di NASpI. La durata massima è di 24 mesi. Tuttavia, situazioni particolari, come il raggiungimento dell’età pensionabile o l’accesso ad altre prestazioni, possono interrompere anticipatamente l’erogazione.
Quali sono i casi di esclusione?
La Naspi nn si rivolge a tutti i lavoratori disoccupati, vi sono casi, infatti, di esclusione. Viene escluso, ad esempio, chi si dimette volontariamente senza giusta causa, (come abbiamo accennato introduttivamente) a meno che non si tratti di dimissioni per maternità o altre situazioni specifiche.
Sono esclusi anche i lavoratori con rapporto di lavoro autonomo e coloro che non hanno versato un numero sufficiente di contributi. È importante verificare attentamente i requisiti prima di presentare la domanda per evitare un rigetto.
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Compatibilità Naspi con altri sussidi
La NASpI può essere compatibile con altri redditi, ma con delle limitazioni. Ad esempio, i percettori possono svolgere lavori occasionali purché il reddito annuo derivante non superi i 5.000 euro. In caso di un nuovo impiego subordinato o autonomo, è obbligatorio comunicarlo all’INPS, che rivaluterà l’importo o, in alcuni casi, sospenderà l’erogazione.
Quanto alla compatibilità con altri sussidi, come riportato sul portale INPS, è incompatibile con:
- pensione di vecchiaia o anticipata;
- assegno ordinario di invalidità;
- pensione di inabilità.
E’ invece compatibile, nei limiti reddituali previsti, con l’assegno di inclusione.
Lavorare durante NASPI: si può?
Nel caso in cui il beneficiario trovi un nuovo lavoro durante il periodo di erogazione della NASpI, deve comunicarlo tempestivamente all’INPS. Se il contratto è a tempo determinato e la durata non supera i sei mesi, l’erogazione della NASpI viene sospesa e può riprendere alla fine del contratto. Per contratti di durata superiore o a tempo indeterminato, la prestazione viene interrotta definitivamente. Questo sistema incoraggia i percettori a rientrare nel mercato del lavoro senza perdere del tutto il diritto al sussidio.
Ricorso Naspi per rigetto
Nel caso di rigetto della domanda Naspi, qualora il richiedente pensi si tratti di ingiusto recesso, è possibile presentare ricorso. La procedura di ricorso deve essere avviata entro 90 giorni dalla notifica del rigetto e può essere gestita tramite il portale INPS o con il supporto di un Patronato.
È consigliabile esaminare attentamente le motivazioni del rigetto per capire se si tratta di errori procedurali o di mancanza di requisiti. In molti casi, una documentazione integrativa o una migliore spiegazione possono portare all’accettazione del ricorso.
Interruzione Naspi
La NASpI può essere interrotta o sospesa in diversi casi. Se il beneficiario trova un impiego stabile, intraprende un’attività autonoma senza comunicarlo all’INPS o raggiunge l’età pensionabile, il sussidio viene interrotto. La sospensione, invece, si verifica in situazioni temporanee, come la firma di contratti di lavoro brevi. È fondamentale che i beneficiari aggiornino costantemente l’INPS sulle loro condizioni lavorative per evitare sanzioni o richieste di restituzione delle somme indebitamente percepite.