La pensione di reversibilità è una prestazione mensile erogata da INPS (o altri enti previdenziali) in favore dei parenti del pensionato deceduto. Una domanda che molto frequentemente può capitare di porsi in tali circostanze è dunque: quale rapporto c’è tra pensione di reversibilità e rinuncia all’eredità? La rinuncia all’eredità comporta la rinuncia anche alla pensione di reversibilità? Analizziamo insieme i due istituti per poterli comprendere al meglio.
Pensione di reversibilità: a chi spetta?
La pensione di reversibilità spetta, in termini di persone che rientrano altresì nell’asse ereditario:
- al coniuge superstite purché non si sia risposato;
- al coniuge separato;
- al coniuge divorziato, ma solo se: a) riceve l’assegno mensile di divorzio; b) non si è risposato; c) il defunto aveva iniziato il lavoro per cui ha maturato la pensione prima del divorzio;
- ai figli minorenni alla data della morte del padre;
- ai figli inabili al lavoro che erano a carico del genitore defunto, a prescindere dall’età;
- ai figli maggiorenni studenti, che erano a carico del genitore defunto, che non lavorano, che frequentano scuole o corsi di formazione professionale equiparabili ai corsi scolastici, fino a 21 anni;
- ai figli maggiorenni studenti, a carico del genitore defunto, che non lavorano, che frequentano l’università, fino alla fine degli studi (e comunque non oltre i 26 anni).
Ora, questi sono i soggetti cui spetta di diritto la pensione di reversibilità. Ma supponiamo che una madre intenda rinunciare a parte dell’eredità del marito defunto in favore del figlio: che ne è della pensione di reversibilità? Analizziamo i meccanismi della rinuncia all’eredità.
Rinuncia all’eredità: come funziona?
L’art 519 del Codice Civile sancisce invece il diritto di rinunciare all’eredità. La rinuncia deve essere espressa tramite una dichiarazione a un notaio o dal cancelliere del tribunale in cui si è aperta la successione.
Chiunque può rinunciare all’eredità. Ad esempio, nel caso in cui sia il figlio del defunto a rinunciare, la quota viene trasferita al nipote del defunto (il figlio del rinunciatario). Se è minorenne, l’accettazione va fatta dal genitore, altrimenti sarà il figlio maggiorenne a decidere se accettare o meno. Se il nipote non accetta, la quota viene ulteriormente suddivisa tra gli altri nipoti restanti (sempre a patto che accettino, ovviamente).
Anche la moglie o il marito della persona defunta può rinunciare all’eredità: in questo caso, la quota a cui hanno rinunciato viene in primis ridistribuita tra i figli.
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La madre o il padre che rinuncia alla propria quota di eredità affinché il figlio ne acquisisca una fetta maggiore, rinuncia all’eredità senza che ciò intacchi però il suo diritto alla pensione di reversibilità. La rinuncia all’eredità non fa infatti perdere il diritto alla pensione di reversibilità, in quanto quest’ultima è un diritto previsto dallo Stato per i superstiti e per garantire loro il tenore di vita che avevano mantenuto quando il defunto era ancora in vita. Si tratta di una forma di sostegno che nulla ha a che vedere con l’eredità e con la sua eventuale rinuncia. A sostegno di questo presupposto, è intervenuta anche la Cassazione.
Pensione di reversibilità e rinuncia all’eredità: cosa dice la Cassazione
Con la sentenza del 16 febbraio 2023, n. 4844, è stato stabilito che il diritto alla pensione di reversibilità è: “fondamentale, irrinunciabile, imprescrittibile e non sottoponibile a decadenza”.
Non è possibile rinunciare alla pensione di reversibilità in favore di altri eredi, come infatti avviene invece per la rinuncia all’eredità.