Le Pensioni 2026 potrebbero subire un cambiamento netto, vista l’ipotesi di sostituire Quota 103 con altre soluzioni (proposte dalla Lega). Mentre l’Opzione donna, che negli ultimi anni ha avuto requisiti sempre più stringenti, potrebbe finire in soffitta senza troppe cerimonie, vista anche la scarsa adesione nella prima parte del 2025. Preoccupa poi quanto accadrà, con ogni probabilità, a partire dal 2027. Con l’adeguamento della speranza di vita ISTAT che quasi certamente andrà ad aumentare l’età pensionabile di altri 3 mesi. Ma vediamo meglio tutti i dettagli e le ultime novità qui sotto.
Pensioni 2026, il futuro (incerto) di Quota 103
Domina l’incertezza sul futuro delle pensioni in Italia. Nel 2026, infatti, gli attuali paramenti per il pensionamento potrebbero essere rivisti, come già anticipato da alcune proposte avanzate dalla maggioranza (Lega in primis). In primo luogo, si profilano nuove formule che potrebbero sostituire l’attuale Quota 103, che al momento consente di uscire dal lavoro con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi.
Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega), ha infatti ventilato varie ipotesi, prendendo spunto da quanto già previsto nell’ultima Legge di Bilancio. In sostanza, chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre del 1995 potrebbe uscire in anticipo, cioè a 64 anni di età e 25 di contribuzione. Ma a patto che l’importo della sua pensione sia almeno tre volte l’assegno sociale. E più avanti, nel 2030, la soglia dell’importo minimo dovrebbe essere estesa a 3,2 volte l’assegno sociale, con un passaggio da 25 a 30 anni di contribuzione.
Inoltre, sempre la Lega starebbe pensando di estendere il sistema appena descritto a tutti i lavoratori, compresi quelli che hanno iniziato a lavorare prima del 31 dicembre 1995. E stando a Durigon, questa estensione sarebbe possibile (forse) utilizzando come fondi una parte del Tfr versato nel conto di tesoreria dell’INPS dalle imprese.
L’addio a Opzione donna
Meno positive, invece, le ipotesi che riguardano Opzione donna. La misura nel 2026 potrebbe essere eliminata del tutto, dato che le restrizioni introdotte negli ultimi anni hanno causato un crollo verticale nelle adesioni. Al momento l’opzione è pensata solo per specifiche categorie di lavoratrici, che sono in possesso di requisiti particolari (caregiver, con almeno il 74% di invalidità civile o licenziate) e che abbiano 35 anni di contributi e 61 anni d’età (60 con un figlio, 59 con due o più figli).Ma nei primi 3 mesi del 2025, dati i nuovi criteri introdotti, sono state liquidate dall’INPS solo 592 pensioni di questo tipo. Mentre nel 2024 erano state oltre 3.500. Insomma, il gioco potrebbe non valere più la candela. A meno che il Governo non si decida ad ampliare la platea potenziale per Opzione donna nel 2026 (ma non è una mossa probabile, al momento).
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L’adeguamento ISTAT e l’aumento dell’età pensionabile
Quanto al futuro più remoto, nel 2027 potrebbe arrivare una scure non indifferente sulle speranze di pensionamento degli italiani. Tutta ‘colpa’ dell’aggiornamento della speranza di vita ISTAT, atteso per luglio e alla base di un più che probabile incremento dell’età pensionabile. Si prevede infatti una conferma di quanto già annunciato in precedenza: dal 2027 l’età di pensionamento dovrebbe aumentare di 3 mesi, anche se l’aumento effettivo verrà deciso per legge dal ministero dell’Economia (sulla base dei dati ISTAT). C’è almeno la speranza che, nei prossimi mesi, il Parlamento scelga di congelare questo incremento. Ma una soluzione strutturale dovrà essere trovata, altrimenti i 3 mesi in più diventeranno presto realtà.
In pratica, quindi, se tutto andrà come previsto nel 2027 l’età pensionabile e i contributi necessari a raggiungere la pensione anticipata dovrebbero aumentare di 3 mesi. Arrivando così a 67 anni e 3 mesi per la vecchiaia, mentre per l’anticipata a 43 anni e 1 mese per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne. Attendiamo novità, per capire se sarà davvero questa la sorte dei pensionati italiani del futuro.