Molte volte, alcuni spiacevoli imprevisti possono influire sul percorso previdenziale di un individuo. Tra questi, la perdita del titolo abilitante necessario per svolgere una professione è un evento che può avere ripercussioni significative non solo sulla continuità lavorativa, ma anche sulla futura pensione.
Perdita del titolo abilitante e pensione: cosa succede?
In molti settori professionali, soprattutto per lavoratori autonomi e iscritti a casse previdenziali private, il titolo abilitante non rappresenta non uno strumento indispensabile per svolgere l’attività, ma anche il pilastro su cui si fondano sia la carriera che il sistema previdenziale contributivo.
Si pensi, ad esempio, ai medici, agli avvocati, agli ingegneri o ad altre categorie di professionisti iscritti a un ordine: la perdita dell’abilitazione comporta spesso l’impossibilità di proseguire il proprio lavoro, con un’immediata interruzione del versamento dei contributi previdenziali.
Un avvocato, ad esempio, versa i contributi alla cassa forense. Ma se perde il titolo non può più versare i contributi alla cassa: di conseguenza, cosa ne sarà della sua pensione?
E’ ovvio che le conseguenze di questa interruzione si manifestano in due modi. Da un lato, si va a ridurre l’anzianità contributiva complessiva, e dall’altro lato, la perdita del titolo (e la conseguente inattività) hanno un effetto diretto sull’importo della pensione futura.
Il sistema contributivo per i liberi professionisti: le problematiche
Con l’introduzione del sistema contributivo, ormai predominante nel calcolo delle pensioni italiane, l’importo dell’assegno è strettamente legato al montante contributivo accumulato durante l’intera carriera lavorativa, e minore è il montante, minore sarà la pensione. Senza considerare il fatto che se non si ha anzianità contributiva minima, la pensione è seriamente a rischio.
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Ogni anno di mancato versamento dei contributi si traduce in un montante più basso e, quindi, in un assegno pensionistico ridotto. Questo effetto può essere ancora più significativo per chi si trova in una fase avanzata della propria carriera e fatica a rientrare nel mercato del lavoro dopo la perdita dell’abilitazione.
La cancellazione dell’albo professionale
I professionisti autonomi sperimentano conseguenze ancora più aggravate. La cancellazione dall’albo professionale, necessaria in caso di perdita dell’abilitazione, può comportare persino l’impossibilità di accedere a eventuali trattamenti integrativi o forme di previdenza complementare legate all’iscrizione alla cassa di categoria. In altre parole, oltre alla pensione di base, viene meno anche una possibile fonte aggiuntiva di reddito previdenziale.
Per affrontare una situazione di questo tipo, è fondamentale considerare soluzioni alternative che possano limitare i danni previdenziali. La possibilità di riscattare periodi di inattività, laddove consentito, o quella di versare contributi volontari rappresentano strumenti utili per colmare i vuoti contributivi accumulati durante il periodo di interruzione lavorativa.
Tuttavia, non tutti hanno la possibilità economica di procedere in questa direzione, e spesso il problema si riduce alla necessità di ricollocarsi professionalmente in tempi brevi, magari intraprendendo un’attività alternativa.
In definitiva, la perdita del titolo abilitante rappresenta non solo un ostacolo immediato per la continuità lavorativa, ma anche una sfida di lungo termine per il diritto alla pensione e per l’importo dell’assegno previdenziale. È un problema che merita attenzione sia a livello individuale, con scelte oculate e tempestive, sia a livello istituzionale, attraverso politiche che possano supportare i lavoratori in queste fasi di transizione forzata.