La Sicilia si trova di fronte a una crisi economica sempre più evidente, con quasi 60.000 cittadini che hanno già presentato domanda per il reddito di povertà, il contributo di solidarietà destinato alle famiglie in difficoltà. Il problema? Le risorse stanziate non sono sufficienti: il budget previsto è di 30 milioni di euro, mentre per soddisfare tutte le richieste servirebbero almeno 156 milioni, ovvero almeno 5 volte il budget stabilito.
Il termine per presentare la domanda è fissato al 15 aprile 2025 ed è già chiaro che non tutti potranno beneficiare del sostegno economico, nonostante la prerogativa fosse di non lasciare escluso nessuno.
Quante persone hanno richiesto il reddito di povertà?
Secondo i dati ufficiali, sono già 59.700 i siciliani che hanno fatto domanda all’Irfis, l’istituto di credito regionale incaricato di gestire il processo e stilare la graduatoria dei beneficiari. Numero che è destinato vertiginosamente a salire da qui fino al termine della finestra per presentare richiesta.
Le richieste superano di gran lunga le aspettative della Regione, che ora si trova di fronte a un problema di bilancio: con soli 30 milioni di euro a disposizione, sarà possibile soddisfare solo una minima parte dei richiedenti, quindi è partita la caccia ai furbetti dall’invio domanda troppo facile con una serie di controlli mirati.
Come verranno selezionati i beneficiari?
Per gestire la situazione, l’Irfis ha avviato delle procedure per verificare se le domande pervenute rispettino tutti i criteri richiesti. Le controlli riguardano principalmente:
- Incrocio dei codici fiscali per individuare eventuali richieste multiple da parte di membri dello stesso nucleo familiare (in questi casi, l’intera famiglia verrà esclusa dal beneficio).
- Controllo dei redditi dichiarati, con particolare attenzione all’ISEE, per individuare eventuali dichiarazioni non veritiere.
- Stima delle domande irricevibili, che secondo le prime previsioni potrebbero essere tra il 10% e il 20% del totale.
Gli operatori parlano per esperienza: non mancano i furbetti che cercano di aggirare le regole dichiarando redditi più bassi per ottenere il contributo. Questi tentativi rischiano di penalizzare chi ha davvero bisogno di aiuto sottraendo loro la possibilità di accedere al sussidio come penalizzerà chi ha cercato di raggirare i sistemi chiedendo più di quanto si potrebbe ottenere.
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Ci saranno altri fondi per il reddito di povertà?
La risposta del presidente della Regione, Renato Schifani, è stata netta: non ci sarà alcun aumento dei fondi, né un nuovo bando. In un’intervista rilasciata al Giornale di Sicilia, il governatore ha ribadito che si tratta di una misura una tantum, pensata come sostegno temporaneo e limitato.
La Regione sta puntando, però, anche su altre misure di aiuto economico, come il credito al consumo, approvato dalla giunta e destinato a finanziare l’acquisto di auto, elettrodomestici, mobili e dispositivi tecnologici, tutti beni durevoli. Misura che punta a dare una maggiore sferzata anche all’economia della regione stessa e agli esercenti con negozi sempre più vuoti. Anche per questo provvedimento, però, i fondi disponibili ammontano a 30 milioni di euro.
Cosa rivela il boom di richieste?
L’enorme numero di domande per il reddito di povertà fotografa una Sicilia in grande difficoltà economica. Se da un lato è positivo che la Regione stia attuando misure di sostegno, dall’altro è allarmante vedere quante persone abbiano bisogno di aiuto per andare avanti e quanto questi aiuti ancora non bastano a sostenere tutti il fabbisogno esistente.
Il presidente Schifani ha sottolineato con orgoglio che la piattaforma digitale, che ha ricevuto ben 10.000 accessi in poche ore, non è andata in tilt. Ma più che un motivo di vanto, questo dato evidenzia la gravità della situazione sociale in Sicilia: decine di migliaia di cittadini sono costretti a chiedere un sussidio per poter sopravvivere. Consci di ciò, immaginiamo che in un prossimo futuro si possano trovare delle soluzioni strutturali efficaci per contrastare la povertà e offrire opportunità di lavoro ai cittadini, evitando che il reddito di povertà diventi solo un palliativo temporaneo.