Riforma Pensioni: mentre si svolge il vertice di maggioranza per discutere della nuova Manovra, oggi 30 agosto 2024, parliamo della nota dolente, quella delle pensioni.
Cosa accadrebbe se le riforme entrassero a far parte della Manovra? Tra tutte, le pensioni sono infatti la voce che più pesa nel bilancio statale, e sono infatti proprio loro il tema principale della discussione di oggi. Vediamo cosa succederebbe nel caso in cui le proposte dovessero essere approvate.
Riforma pensioni: prolungamento delle uscite anticipate
Posticipare le uscite anticipate: un ossimoro che però potrebbe presto diventare realtà. Potrebbero essere dilungati di 7 mesi gli anni di contributi necessari per l’uscita anticipata.
Prolungare la finestra fino a 6-7 mesi, significherebbe poter andare in pensione più tardi rispetto ad adesso: ovvero dopo 43 anni e 5 mesi di contributi.
Abolizione Opzione donna
Opzione Donna è stata un’àncora di salvezza per molte donne, che hanno potuto contare fino ad oggi di andare in pensione a 61 anni compiuti entro il 31 dicembre 2023 e un minimo di 35 anni di contributi. Non solo: il requisito anagrafico scende di un anno per ciascun figlio, quindi questo significa che più numerosa è la famiglia, minori sono gli anni necessari di contributi (fino a un massimo di due anni).
Lo strumento, però, pare stia andando incontro ad una sua abolizione, anche se sul tavolo v’è la proroga almeno per tutto il 2025.
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Addio Ape sociale
Si va anche verso un possibile addio all’Ape sociale . L’agevolazione che aveva aiutato i lavoratori impegnati in mansioni gravose potrebbe presto essere congedata.
L’Ape si rivolgeva nello specifico a quelle platee di lavoratori che per periodi prolungati hanno svolto attività usuranti e che, se in possesso di almeno il 74% di invalidità civile, potevano andare in pensione a 63 anni e 5 mesi d’età.
La linea più soft, al posto di una sua abolizione, si orienterebbe verso un innalzamento del requisito anagrafico.
Bonus Maroni: l’incentivo per scoraggiare le uscite
Per contro, il Bonus Maroni ritorna invece per scoraggiare le uscite anticipate. La misura assicura un esonero contributivo che assicurerebbe dunque di fatto un aumento di stipendio netto (messo in atto attraverso un esonero contributivo) a chi sceglie di rimandare la pensione.
TFR e fondi complementari
Dal lato previdenza complementare, invece, di discute sul se rendere i fondi complementari cumulabili con il Trattamento di fine rapporto (Tfr) per chi esce dal lavoro solo con pensione contributiva.
La proposta è di rendere obbligatorio il versamento di una parte del Tfr ai fondi pensione complementari. In questo modo sarebbe più semplice raggiungere la soglia necessaria per avere accesso all’assegno pensionistico anticipato a 64 anni di età con 20 di contributi.
I commenti a caldo
Al termine del vertice, i leader hanno fatto sapere con una nota congiunta che: “La prossima legge di bilancio, come le precedenti, sarà seria ed equilibrata, e confermerà alcune priorità come la riduzione delle tasse, il sostegno a giovani, famiglie e natalità, e interventi per le imprese che assumono”