Quale è il rapporto tra salario minimo e intelligenza artificiale? Senza dubbio l’AI cambiando il rapporto tra artificiale sta ridisegnando il contenuto del lavoro.
Se da un lato l’uso dell’intelligenza artificiale può “rubare” il lavoro, dall’altro crea nuovi contesti in cui la “collaborazione” tra mente umana e mente artificiale può dare vita a nuovi, innovativi scenari, rappresentando un binomio indissolubile.
E’ proprio questo il punto: padroneggiare una AI dà vita a una nuova forma di competenza, a una nuova forma di lavoro, che andrebbe dunque correttamente retribuita.
Al di là del fatto che è un dato oggettivo il fatto che i lavoratori dell’IA hanno una maggiore retribuzione, come invece l’intelligenza artificiale può essere usata nel salario minimo? Cerchiamo di scoprirlo insieme.
Salario minimo e intelligenza artificiale: la funzione degli algoritmi
Lavorare con una AI è una nuova frontiera, una sorta di valore aggiunto che come tale va adeguata ai concetti di retribuzione minima, andando verso guadagni più alti per quei lavoratori che usano l’intelligenza artificiale.
I lavoratori dell’AI potrebbero presto andare incontro a retribuzioni maggiori. Infatti i dati parlano chiaro: i lavoratori che padroneggiano l’intelligenza artificiale hanno una maggiore retribuzione .
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
Salario minimo dei “lavoratori digitali”
Il salario minimo oggi tutela lavoratori dipendenti e la contrattazione collettiva garantisce loro dei diritti. Ma che ne è dei lavoratori digitali?
L’evoluzione digitale infatti ha comportato la nascita di orari e luoghi di lavoro slegati dalla consuetudine e dagli scenari cui siamo sempre stati abituati (si pensi ad esempio allo spostamento del proprio posto di lavoro dall’ufficio alla casa, con l’avvento dello smartworking). Viene dunque da sé che molte figure al momento si ritrovano pressoché scoperte dalle tutele, e concetti come equo compenso e contrattazione collettiva vengono dunque meno, in questi casi.
E’ nato così un concetti, quello dei “lavoratori invisibili dell’AI”. Invisibili perché non tutelati, invisibili perché in quanto “membri” di una nuova classe lavorativa di nuova forgia, si ritrovano a non essere stati inquadrati in nessuna categoria di lavoratori “degna” di tutela.
Un caso emblematico è quello del Mechanical Turk di Amazon nel quale i lavoratori prendono piccolissime commesse di etichettatura per i dati dell’Intelligenza artificiale: come quantificare le commesse sta all’azienda, quindi nessuna quota (nemmeno di entrata base) fissa.
I lavoratori digitali nell’attuale quadro normativo
In poche parole, nell’attuale quadro normativo, non c’è spazio per i lavoratori digitali, esclusi talvolta anche dalle micro-commesse, figuriamoci quindi dal salario minimo.
Proprio per questo, il 9 dicembre 2021 la Commissione Europea ha presentato una proposta di direttiva, relativa proprio ai lavoratori digitali, consistente nel miglioramento:
- delle condizioni di lavoro;
- della protezione dei dati personali;
- della trasparenza ed equità nell’uso dei sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati.