Salario minimo: proposta bocciata, non passa al CNEL. Lo dice un’Ansa dell’ultima ora.
“L’assemblea del Cnel non ha approvato, infatti, la proposta presentata dai cinque esperti, tra quelli nominati dal presidente della Repubblica, sulla sperimentazione della tariffa retributiva minima da affiancare alla contrattazione salariale”, così riporta Ansa in una notizia flash di pochi minuti fa.
Salario minimo: la proposta di Giorgia Meloni
Di fronte alla richiesta di Giorgia Meloni ad inizio agosto di presentare proposte al governo riguardo al lavoro precario e al salario minimo, era emerso un emendamento redatto da cinque esperti che corregge quanto stabilito dalla ‘Commissione dell’Informazione’ del Consiglio Nazionale del Lavoro guidata da Renato Brunetta.
“Cinque membri del Cnel, Marcella Mallen, Enrica Morlicchio, Ivana Pais, Alessandro Rosina e Valeria Termini, sostengono che se viene attuato in modo efficace all’interno dei meccanismi della contrattazione collettiva, non solo il rafforza, ma non lo indebolisce”.
Questi ultimi fanno parte del comitato di esperti nominato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le loro proposte di modifica al testo sono attualmente in esame nell’assemblea al fine di elaborare una proposta da aggiungere a quelle contenute nel testo della commissione.
La proposta rigettata
Gli esperti avevano affermato che la “tariffa retributiva minima” sarebbe stata introdotta in modo sperimentale solo in determinati settori, prendendo come punto di riferimento i minimi salariali dei contratti “più protettivi dal punto di vista qualitativo”.
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Fino a ieri, la commissione dell’Informazione aveva dato il proprio assenso soltanto a due documenti: uno di natura tecnica e uno contenente proposte che sono state respinte dalla Cgil e dalla Uil. In queste proposte si afferma che la semplice introduzione di un salario minimo legale non risolverebbe né il problema del lavoro precario né quello delle pratiche di dumping contrattuale, né darebbe maggior potere alla contrattazione collettiva.