La scuola italiana è ormai sommersa dalle scartoffie, mentre l’insegnamento e le relazioni umane con gli studenti vengono sacrificate. Questo è l’allarme lanciato dallo storico e accademico Alessandro Barbero, che ha acceso una polemica su un tema cruciale e spesso ignorato: il ruolo soffocante della burocrazia all’interno delle scuole. Ma perché questa denuncia ha trovato così tanto riscontro? La verità è che sempre più insegnanti si sentono schiacciati da un sistema che non lascia spazio alla vera didattica, né al dialogo autentico con gli studenti.
Come la burocrazia soffoca l’insegnamento
Barbero ha toccato un nervo scoperto quando ha parlato di una scuola che, invece di essere il cuore pulsante della crescita educativa e umana, è diventata una macchina burocratica. Le giornate degli insegnanti sono sempre più scandite da documenti da compilare, progetti da gestire, riunioni infinite. Di conseguenza, il tempo e le energie da dedicare alla preparazione delle lezioni e all’interazione diretta con gli studenti si riducono drasticamente.
Una recente indagine de La Stampa ha dato voce a numerosi docenti, i quali confermano questa triste realtà: la burocrazia sottrae ore preziose alla didattica, al punto che molti insegnanti vedono il momento trascorso in classe come l’unica vera soddisfazione professionale.
La disillusione dei docenti
In questo clima di crescente frustrazione, non sorprende che molti insegnanti abbiano iniziato a perdere l’entusiasmo per il loro lavoro. La passione per l’insegnamento, che dovrebbe essere il motore della carriera di un docente, viene progressivamente soffocata. Gli insegnanti si sentono alienati da un sistema che non valorizza più la loro creatività e non stimola la loro crescita professionale.
Quindi sorge spontanea una domanda fondamentale: se la scuola non è più in grado di motivare i docenti, come possiamo pretendere che gli insegnanti riescano a motivare gli studenti? La qualità dell’insegnamento dipende dalla motivazione e dall’entusiasmo dei docenti, ma un sistema che li considera solo come ingranaggi in una macchina burocratica non fa altro che spegnere questa scintilla.
Una scuola che non ascolta
Un altro problema emerso dalle testimonianze è la mancanza di ascolto nei confronti degli insegnanti. “Nessuno ci ascolta più,” lamenta un professore con oltre vent’anni di esperienza. C’è chi parla degli insegnanti ormai resi macchine, incaricate di gestire progetti e scadenze, senza che nessuno si preoccupi di quello che succede realmente in aula.
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Questa alienazione non riguarda solo il corpo docente, ma ha effetti devastanti anche sugli studenti. La relazione umana tra insegnante e allievo, che è al centro di ogni processo educativo efficace, si sta deteriorando. La scuola dovrebbe essere un luogo di incontro, scambio e crescita, ma oggi molti insegnanti si sentono privati del tempo e delle risorse per costruire questi rapporti.
La fuga dalla professione
Il risultato di questo quadro desolante è che un numero crescente di insegnanti sta scegliendo di abbandonare la professione. La disillusione di chi ha dedicato la propria vita all’educazione è un segnale d’allarme che non possiamo più ignorare. Il sistema scolastico rischia di perdere i suoi migliori professionisti, coloro che credono ancora nella missione educativa e che, nonostante le difficoltà, cercano di tenere viva la passione per l’insegnamento. Di conseguenza, i giovani non desiderano più diventare insegnanti.
La necessità di un cambiamento
L’appello di Barbero non è isolato, ma riflette un disagio che attraversa tutto il mondo scolastico. La scuola italiana deve ripensare il proprio ruolo e le proprie priorità: se si continua a privilegiare la burocrazia rispetto alla didattica, il sistema finirà per collassare su se stesso. Non possiamo chiedere ai docenti di essere fonte di ispirazione per i loro alunni, se il contesto in cui lavorano non offre loro alcun tipo di stimolo o soddisfazione.
La scuola deve tornare a essere un luogo di formazione autentica, dove la relazione umana e la crescita intellettuale siano al centro, e dove gli insegnanti possano tornare a fare quello per cui sono stati formati: insegnare.