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Storie RdC: io disabile, prima non avevo diritto all’ ADI

La storia di Giuseppe, persona affetta da disabilità che fino a qualche mese fa non aveva diritto all'ADI

di Francesca Ereddia
18 Dicembre 2023
in Attualità
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Storie RdC. Che i nuovi sussidi dell’assegno di inclusione e del supporto per la formazione siano nati già sin dagli inizi pieni di incongruenze, storture e parametri talvolta troppo restrittivi non è un mi mistero.

Lo sa bene il signor Giuseppe, che fino a poco tempo fa non aveva diritto all’assegno di inclusione. Il motivo? La sua percentuale di disabilità era troppo bassa per accedere alle soglie inaccettabilmente alte dell’assegno di inclusione.

Certo, il Governo ha poi dovuto ricredersi fissando delle quote d’accesso più basse (ad oggi, possono accedere ad ADI le persone con una disabilità dal 45% in poi). Ma c’era davvero bisogno che qualcuno spiegasse loro che la soglia fissata al 67% era una soglia vertiginosamente alta?

Il 67% equivale a una compromissione della capacità lavorativa superiore a due terzi. Ma un datore di lavoro sarebbe disposto ad assumere qualcuno con una capacità lavorativa inferiore ai due terzi ma pur sempre significativa? La risposta è no. E lo sa bene il protagonista della nostra storia.

Sommario

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  • Storie RdC. ADI e le (altissime) soglie per l’accesso ai disabili
  • “Io, disabile al 46%. Nessun datore di lavoro mi assume”
  • RdC sospeso: il danno e la beffa

Storie RdC. ADI e le (altissime) soglie per l’accesso ai disabili

Fino a settembre, i parametri fissati dalle disposizioni su ADI per quanto riguardava l’accesso al sussidio ai disabili fissavano la soglia minima  di disabilità al 67%.

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Si tratta di una disabilità importante, di tipo medio-grave. Ma per la legge, fino a settembre, tutti coloro che erano al di sotto di tale soglia venivano ritenuti occupabili. Occupabili sì, ma non di certo per i datori di lavoro. Lo dimostra il signor Giuseppe con la sua storia.


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“Io, disabile al 46%. Nessun datore di lavoro mi assume”

“Ho 41 anni e una disabilità al 46%. Da Marzo 2022 prendo il reddito di cittadinanza e non mi sta bene il fatto che l’assegno di inclusione venga dato soltanto alle persone che abbiano un’invalidità che inizi almeno dal 65%. Io ho il 46% d’invalidità e anche se è del 46%, per me è grave lo stesso perché mi ha sempre causato tantissimi disagi a scuola, nel mondo del lavoro, a scuola guida e nei corsi di formazione”

Giuseppe ha un seppur lieve ritardo mentale. “Una delle patologie di questa mia invalidità sono ritardo mentale lieve per quanto riguarda l’apprendimento. Faccio degli esempi: sono molto impacciato a sbucciare la frutta, ho difficoltà a farmi i calcoli matematici, non capisco quello che mi viene spiegato e neanche quello che leggo quando ci sono delle parole difficili e se cerco tutte queste parole difficili nel vocabolario non capisco nemmeno il significato di nessuna di queste parole”

E’ chiaro come un ritardo mentale comporti numerosi problemi nell’inserirsi nel mondo del lavoro. E’ più che normale. “Questi problemi che sono dovuti al mio ritardo mentale lieve mi hanno sempre causato tantissimi disagi a scuola, nel mondo del lavoro, a scuola guida e nei corsi di formazione. Ad esempio in passato sono stato mandato via da tantissimi datori di lavoro perché vedevano che non riuscivo ad apprendere e anche perché cercavano persone con esperienza”

Giuseppe invitava il Governo a rivedere le normative in materia, anche perché, se non lo avessero fatto, scriveva “rimarrò in mezzo a una strada”.

RdC sospeso: il danno e la beffa

“L’INPS mi ha addirittura, in questi giorni, inviato un messaggio in cui mi ha scritto che la mia domanda RDC è stata sospesa e che verrà ripristinata solo nel caso in cui i servizi sociali entro il 31 Ottobre comunicheranno all’Inps l’avvenuta presa in carico perché e non avverrà questo perderò definitivamente il sussidio. Non è giusto che a persone non sessantenni che non hanno nessuna percentuale d’invalidità e che addirittura lavorano anche in nero svolgendo più di due lavori non gliel’abbiano ancora sospeso”.

La solita grande beffa dello Stato italiano: rubare ai poveri per darei ai ricchi.

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Continuava ad osservare Giuseppe: “Io, invece, con questa percentuale d’invalidità, addirittura sono stato già anche escluso dal lavoro dall’ufficio di collocamento per via di questa mia percentuale, eppure mi hanno sospeso il reddito.

Sono stati giorni bui: “in questi giorni ho pianto tantissimo perché  non mi sento capito e considerato né dalla legge e né da nessun’altro. Non mi rimane altro che attendere e sperare che questa situazione cambi in positivo per tutti. Cordiali saluti.”.

Una buona notizia c’è: dalla lettera di Giuseppe ad ora di acqua sotto i ponti ne è passata, e il Governo è tornato indietro sui suoi passi, abbassando le percentuali d’accesso.

Era davvero necessario prima revocare il reddito ai milioni di persone con disabilità per poi ravvedersi? Non sarebbe stato meglio sin dall’inizio approntare una normativa congrua e coerente?

 

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