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Superbonus ed extra tassa, quando si applica e come evitarla

Il Governo ha deciso di tassare al 26% la plusvalenza degli immobili, ma solo quelli venduti dopo il Superbonus. Ecco come funziona.

di Tommaso Pietrangelo
21 Giugno 2024
in Bonus, Tasse
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Superbonus extra tassa, quando si applica e cosa fare per evitarla? Il Governo ha deciso. Introdurrà una nuova tassa, anzi extra-tassa, sul Superbonus, per andare a colpire chi ha approfittato della misura con la volontà di speculare sulla rivendita degli immobili. Ecco quando verrà applicata la tassa e come fare (se possibile) per evitarla.

Sommario

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  • Superbonus, arriva l’extra tassa
  • L’obiettivo dell’extra tassa al 26%
  • Quando si applica l’extra tassa
  • Superbonus extra tassa, come evitarla?
  • Il colpo basso del Governo

Superbonus, arriva l’extra tassa

Una tassa extra per colpire chi specula sul Superbonus. Questa, in sostanza, la misura voluta dal Governo Meloni per arginare una situazione ormai fuori controllo. Il Superbonus, tra “furbetti” e ritardi tipici italiani, è costato allo Stato molto più del dovuto. Ora la rivalsa arriva (ovviamente con grande lentezza) con il ricorso a una super tassa del 26% per chi rivende gli immobili. In questo modo si obbligherà chi ha sgarrato a ridare indietro parte dell’investimento legato al superbonus. Ma è evidente anche il difetto enorme del nuovo provvedimento.

Perché sì, l’extra tassa al 26% andrà colpire praticamente tutti coloro che decidono di vendere, non soltanto gli speculatori seriali. Vediamo allora in dettaglio come affrontare l’eventualità di una vendita evitando la tassa, se possibile. E gli obiettivi principali che (in teoria) il Governo si prefigge con questa nuova tassa immobiliare.

L’obiettivo dell’extra tassa al 26%

È chiaro, quantomeno, lo scopo del Governo. Con la nuova extra tassa si va a colpire soprattutto chi ha usufruito del Superbonus con intenti speculativi, legati alla rivendita degli immobili. Al centro della misura c’è il concetto di plusvalenza: quando si vende un immobile a un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto, ecco che scatta il guadagno o plusvalenza, che viene tassato prontamente dallo Stato Italiano.

In questo caso, cioè degli immobili rimessi a nuovo col Superbonus, la tassa sarà del 26% sulla vendita della seconda casa ristrutturata. Così si vuole colpire l’eccesso di valore prodotto proprio dalla ristrutturazione del Superbonus. Molte persone hanno infatti usufruito della misura post-Covid solo con l’idea (poi concretizzata) di vendere a prezzi maggiorati la casa rimessa a nuovo. Questo non si fa, dice ora il Governo. O meglio. Se si decide di farlo, è ora di pagarci una bella tassa sopra.

Quando si applica l’extra tassa

Veniamo ai dettagli del provvedimento. L’extra tassa del 26% non andrà a colpire proprio tutti quanti gli immobili (anche se è meno precisa di quanto ci si attenderebbe). Ecco quando verrà applicata:


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  • Abitazioni ristrutturate: con il Superbonus e cedute entro 10 anni dalla fine dei lavori di efficientamento energetico
  • Condomini o le parti comuni di un condominio sottoposte a interventi di Superbonus. In sostanza, la tassa sulla plusvalenza si applica a tutte le unità immobiliari in un condominio che abbiano usufruito degli interventi agevolati del Superbonus. Non è dunque necessario che i lavori abbiano interessato direttamente la singola unità immobiliare poi venduta. Basta che i lavori trainanti siano stati fatti sulle parti comuni del condominio

Quest’ultimo punto è cruciale. Oltre che parecchio controverso. Perché significa che la tassa del 26% cade come una spada sulle teste di tutti i condomini, di tutti coloro che posseggono e poi vendono un appartamento. Anche se questo appartamento, si dice, non è stato direttamente interessato da lavori del Superbonus. Ed è una generalizzazione che potrebbe causare non poche proteste (assai comprensibili) tra i cittadini coinvolti loro malgrado nella misura.

Superbonus extra tassa, come evitarla?

Di contro, i casi in cui non viene applicata l’extra tassa sulle plusvalenze sono i seguenti:

  • Non paga la tassa del 26% chi vende immobili adibiti a prima casa, cioè ad abitazione principale, e anche per i propri familiari. Ma la deroga in questo caso vale solo se la casa in questione è stata l’abitazione principale per la maggior parte dei 10 anni precedenti alla vendita. Oppure per la maggior parte del periodo intercorso tra l’acquisto (o la costruzione) e la vendita, nel caso in cui l’immobile sia stato acquistato (o costruito) meno di dieci anni fa
  • L’extra tassa non si applica alle seconde case che vengono vendute dopo il Superbonus, ma solo nel caso in cui queste case siano state prima ereditate o ricevute in donazione

Il colpo basso del Governo

C’è insomma un mix di stangata per i “furbetti” e colpo basso verso chi non se lo merita, in quest’ultimo provvedimenti di Governo. Come al solito, si colpisce in fretta per arginare buchi creati (a loro volta) con decisioni frettolose. Invece servirebbe maggiore discriminazione tra i casi. In questo caso più cavilli, più dettagli. Più attenzione alle finanze scricchiolanti dei bravi cittadini. Altrimenti si finisce nel solito circolo di pezze e contro-pezze. Per coprire il buco immenso lasciato dal Superbonus, si vanno a cercare fondi a forza di tasse non proprio giuste.

Ma l’impressione è che alla fine pagheranno sempre gli stessi. Già. I furbi troveranno altri modi di tenersi le plusvalenze da Superbonus. I poveri abitanti dei condomini, invece, no. A meno che non si cambi cultura in Italia (ma è dura, e ci vorrà tempo).

 

Tags: 2024pagamento tassesuperbonus
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