Arriva la retromarcia del Governo sul taglio del cuneo. Era stata la Cgil, solo pochi giorni fa, a denunciare la beffa ai danni dei lavoratori più poveri per effetto della trasformazione del taglio, da contributivo a fiscale. In pratica i redditi compresi tra 8.500 e 9mila euro avrebbero perso fino a 1.200 euro netti all’anno, cioè l’intero importo dell’ex Bonus Renzi-Conte. Ora però il Governo corre ai ripari. La sottosegretaria al Mef Lucia Albano, durante un’audizione in commissione Finanze alla Camera, ha ammesso l’errore e assicurato che le somme perse saranno oggetto di un’attenta valutazione. Ma non è detto che l’esecutivo decida effettivamente di introdurre un correttivo per risolvere il pasticcio. Vediamo qui sotto tutti i particolari.
Taglio del cuneo, la retromarcia dell’esecutivo
Tutto è partito da una denuncia della Cgil. Per effetto della trasformazione del cuneo, da contributivo a fiscale, “la maggior parte dei redditi sotto i 35 mila euro perde qualcosa”, aveva spiegato il segretario confederale Christian Ferrari. E in particolare, “tra 8.500 e 9 mila euro viene a mancare l’intero trattamento integrativo da 1.200 euro. Un’ingiustizia intollerabile. Chiediamo al governo che si ponga immediatamente rimedio”. Detto, fatto. Perché il Governo pare aver recepito in tempi record, forse per evitare ulteriori polemiche con le opposizioni.
Così durante un’audizione in commissione Finanze alla Camera, la sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Lucia Albano, ha fatto presente che il recupero delle somme perse sarà “oggetto di attenta valutazione”. Tradotto, il Governo ammette che esistono lavoratori e lavoratrici che quest’anno perderanno 1.200 euro rispetto al 2024. Quindi si corre ai ripari. La perdita secca dei 1.200 euro per questa categoria di contribuenti, spiega sempre Albano, sarebbe dovuta “alla circostanza che nel 2024 avevano ricevuto incidentalmente un vantaggio a causa del meccanismo di riduzione dell’aliquota contributiva, che aveva conseguentemente portato ad aumentare i redditi imponibili Irpef. Cominciando a pagare le imposte, questi contribuenti avevano ricevuto anche il trattamento integrativo da 1.200 euro che in mancanza di decontribuzione non sarebbe spettato”.Le scuse del Governo e cosa succede ora
L’ammissione di Albano non è tuttavia priva di ‘ombre’. La sottosegretaria mette infatti le mani avanti, precisando che a essere colpito sarà solo “un numero assai limitato di soggetti…una platea che normalmente cambia composizione ogni anno per motivi legati a dinamiche reddituali e del mercato del lavoro (nuovi ingressi, aumento delle retribuzioni, maggiori o minori straordinari, maggiori o minori ore lavorate)”. Motivo per cui sarà difficile inquadrare questi soggetti “in una specifica categoria di contribuenti”. Il significato è fin troppo chiaro: il Governo proverà a risolvere il pasticcio, ma se non dovesse farcela, ecco già spiegato il perché.
In ogni caso, una valutazione ci sarà, e dovrà “tenere conto anche della possibilità che di questa estensione beneficerebbero non solo i contribuenti che rientravano in quella fascia di retribuzione nel 2024”, ma anche quelli che si ritroveranno nella stessa fascia negli anni a venire. “L’estensione del trattamento integrativo”, conclude quindi la sottosegretaria Albano, “mediante una modifica dei suoi criteri di spettanza, pertanto, sarà esaminata nell’ambito di un processo mirato a un maggior sostegno per i lavoratori a più basso reddito piuttosto che per compensare gli effetti di misure temporanee”.
Resta da vedere se questa retromarcia, con relativa assoluzione preventiva, convincerà le opposizioni in Parlamento. Una recente interrogazione di Avs e del Movimento 5 Stelle aveva già dato un’idea chiarissima dell’aria (pesante) che tira. “Abbiamo messo alle strette il governo che ha dovuto ammettere i tagli alle buste paga dei lavoratori”, ha sottolineato il leader del M5S Giuseppe Conte, che ha anche aggiunto: “Lo sapete cosa ci hanno detto che faranno? Una ‘attenta valutazione’. Quando si trattava di aumentare gli stipendi ai ministri hanno fatto subito”. Chissà se basterà questo a smuovere l’esecutivo Meloni.
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