Tasso di occupazione, il crollo di maggio
Dopo tre mesi di crescita del lavoro, a maggio 2024 si è inceppato il meccanismo. L’occupazione scende di 17mila unità, e il calo coinvolge in particolare i lavoratori dipendenti a termine, scesi a 2 milioni 879mila, ma anche i lavoratori autonomi, che calano fino a 5 milioni 89mila. Unica nota positiva, la crescita ininterrotta dei dipendenti permanenti, saliti sempre nel mese di maggio a quota 15 milioni 986mila. Numeri che parlano e lo fanno chiaramente, dunque. In Italia soffrono i lavoratori meno tutelati, gli altri galleggiano (a vista).
E sullo stato dell’occupazione attuale, l’Istat va anche più a fondo. Se gli occupati calano, restano stabili i disoccupati, mentre aumentano gli inattivi. Per essere più precisi, l’occupazione è scesa dello 0,1% per gli uomini, i dipendenti a termine, i lavoratori autonomi, i 15-24enni e anche gli ultracinquantenni. Cresce al contrario l’occupazione tra le donne, oltre che per i dipendenti permanenti e per i lavoratori nelle classi di età centrali. Poi altri numeri-chiave. Nel complesso, il tasso di occupazione scende al 62%, il tasso di disoccupazione è stabile al 6,8% e quello giovanile si attesta al 20,5%. Quanto all’inattività, aumenta tra uomini, donne, 15-24enni e i maggiori di 50 anni, con l’eccezione felice dei 25-34enni (per i quali invece diminuisce) e dei 35-49enni (tra i quali il numero di inattivi resta stabile).
C’è quindi un netto divario sia per quanto concerne il tipo di lavoro, fisso, autonomo o a tempo determinato, sia in termini di età della popolazione. Da un lato, a trainare la crescita parziale dell’occupazione sono solo i lavoratori a tempo indeterminato: i contratti in questo campo sono cresciuti di 490mila unità nel giro di un anno, mentre rispetto al maggio 2023 i contratti a termine sono scesi di 77mila unità. D’altro canto, è ovvio che gli italiani di mezza età stanno godendo di un ottimo periodo, quando invece i più giovani (fino ai 25 anni circa) e gli ultracinquantenni arrancano parecchio. E la situazione in Europa, intanto, si mostra ancora una volta più positiva rispetto a quella che c’è in casa nostra.
Cosa succede in Europa
In Europa, la parola d’ordine è stabilità. A maggio resta stabile al 6,4% il tasso di disoccupazione nell’Eurozona, un dato identico al mese di aprile e leggermente inferiore al maggio del 2023 – lì il tasso di disoccupazione era al 6,5%. E anche nell’insieme dei 27 Paesi Ue, il tasso di disoccupazione rimane invariato rispetto ad aprile, cioè a quota 6%.
Eurostat fornisce anche dati interessanti sulla disoccupazione giovanile. A maggio è al 14,2% nell’Eurozona, come era ad aprile, mentre nell’insieme dei 27 Paesi Ue è passata dal 14,5 al 14,4%. La bilancia si sposta dunque pochissimo, a livello comunitario, segno di un trend nel complesso rincuorante. Se non per l’Italia, almeno per il resto delle democrazie europee.
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Come interpretare i dati
In conclusione, come interpretare tutti questi dati? Si può parlare di crisi nera per i lavoratori giovani, e preoccupazione per un tasso di occupazione che non solo non decolla, ma fa molti passi indietro. Però c’è anche il risvolto (semi) positivo. Ovvero la riscossa dei 35-40enni italiani, perché a maggio si registra pur sempre un aumento degli occupati di 24mila unità tra 35 e i 49 anni. E in un anno si contano, sempre per questa categoria, 136mila occupati in più. Ma basta?
La risposta più diretta è no. Non basta, che a crescere siano gli occupati di mezza età. Dovrebbe esserci un trend positivo anche per i giovani italiani, anzi, soprattutto per i giovani italiani. Perché sono loro che trascineranno il Paese fuori dalla crisi di oggi. Ma se non vengono messi nelle condizioni adeguate, la scelta che hanno davanti è molto chiara: disoccupazione, oppure ricerca di un lavoro all’estero. In entrambi i casi, una sconfitta per il nostro sistema. Resta quindi da capire come fare a invertire la rotta. Magari togliendo fondi destinati a ponti impossibili, chissà, e spostarli sull’emergenza lavoro. Per il futuro dell’Italia intera e non per tornaconto di un singolo partito. Ma è solo un’idea, ovviamente. Si può anche far finta di niente.