Negli ultimi mesi, il panorama dell’Assegno Unico Universale (AUU) ha subito una svolta significativa: per la prima volta dal debutto della misura nel 2022, secondo quanto segnalato dall’INPS, il numero di domande è sceso sotto quota 6 milioni. Non solo: anche gli importi medi riconosciuti alle famiglie risultano in calo, una tendenza che preoccupa sia le istituzioni che i beneficiari. Ecco perché e tutti i dettagli qui sotto.
Assegno Unico: meno richieste e importi ridotti
I dati INPS parlano chiaro. Sempre meno famiglie presentano domanda per l’Assegno Unico, e tra chi lo riceve, molti si vedono accreditare solo l’importo minimo previsto. Il motivo principale? La mancata presentazione dell’ISEE aggiornato e una serie di errori formali nelle richieste, che portano a tagli automatici e a una perdita di benefici che può arrivare a centinaia di euro al mese.
Gli importi AUU oggi: una forbice sempre più ampia
L’importo medio dell’Assegno Unico per figlio, secondo le ultime rilevazioni, si attesta sui 167 euro mensili. Tuttavia, questa cifra nasconde una forte disparità: chi non presenta l’ISEE o supera la soglia massima (per il 2025 fissata a 45.939,56 euro) si vede infatti riconoscere solo 57 euro al mese per ciascun figlio. Al contrario, le famiglie nella fascia ISEE più bassa (quindi sotto i 17.227,33 euro) possono arrivare a 224 euro mensili per ogni figlio.Quanto incide il numero di figli?
Il numero di figli ha effetti notevoli sugli importi dell’Assegno Unico. I dati INPS mostrano infatti che:
- Le famiglie con un solo figlio ricevono mediamente 143 euro al mese
- Chi ha due figli percepisce invece circa 319 euro complessivi
- Le famiglie numerose (tre o più figli) arrivano in media a 642 euro, con punte che superano i 2.000 euro mensili per i nuclei più estesi.
La questione dell’ISEE: perché è fondamentale
La differenza tra ricevere il minimo o un importo più alto dipende quasi esclusivamente dall’ISEE. Oltre due milioni di figli risultano destinatari dell’importo minimo proprio perché le rispettive famiglie non hanno presentato un ISEE aggiornato entro la scadenza di giugno 2025. Senza questo documento, anche chi avrebbe diritto a somme più elevate si vede riconoscere solo la quota base, senza la possibilità di recuperare le somme perse retroattivamente.
Rivalutazione degli importi AUU: cosa cambia nel 2025
Ricordiamo che per il 2025, l’INPS ha adeguato gli importi dell’Assegno Unico all’inflazione, aumentandoli del +0,8% rispetto al 2024. Restano poi attivi i bonus maggiorati per i neonati e le famiglie numerose, che prevedono un aumento dell’Assegno Unico pari a:
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- +50% per i figli nel primo anno di vita
- +50% per i figli fino a 3 anni in nuclei con almeno tre figli e ISEE sotto i 46.000 euro all’anno
- 150 euro al mese di bonus fisso per chi ha almeno quattro figli.
Questi aumenti, però, non sono sufficienti a compensare il calo delle richieste e la diminuzione degli importi medi, causati soprattutto dalla mancata regolarizzazione dell’ISEE.
Perché le domande AUU diminuiscono?
L’INPS ha segnalato anche una riduzione dell’1,2% delle richieste AUU nei primi 6 mesi del 2025, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra le cause principali vi sono:
- Ritardi nella presentazione delle domande (molti aspettano la scadenza di giugno, rallentando così la liquidazione)
- Errori o omissioni nei documenti, che portano a sospensioni e respingimenti
- Mancanza dell’ISEE aggiornato, ormai determinante per ottenere l’importo pieno.
Per non rischiare tagli all’Assegno Unico, è dunque fondamentale aggiornare tempestivamente l’ISEE e comunicare eventuali variazioni all’INPS. Solo così si potrà ottenere l’importo massimo spettante e non perdere risorse preziose per la famiglia.