Concordato preventivo: cambia ancora una volta. Niente più voto minimo di affidabilità fiscale. Ma cosa è e come funziona il concordato preventivo?
Che cosa prevede il concordato preventivo?
Il concordato preventivo consiste in un accordo tra l’Agenzia delle Entrate e il singolo contribuente. Gli uffici tributari fissano in accordo con il contribuente un piano per i successivi due anni, bloccando il carico fiscale che pesa il contribuente stesso.
L’accordo coinvolge unicamente l’IRPEF. Per l’Iva, che andrà invece versata seguendo le regole ordinarie. Ad ogni modo, il concordato consiste in un accordo, come abbiamo detto, tra il contribuente e l’AdE, e sarà la stessa Agenzia delle Entrate a sottoporre la proposta al contribuente.
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Al momento, il contribuente ha tempo per decidere se aderire o meno al concordato preventivo fino alla fine di giugno 2024.
Cosa succede se viene accettato il concordato preventivo?
Nel caso in cui il contribuente dovesse accettare, l’imponibile verrà fissato per due anni e su questo importo verranno calcolate le tasse. Se il contribuente dovesse però guadagnare più di quanto preventivato, allora sarà in vantaggio fiscale; ma se dovesse guadagnare meno, andrà a pagare più tasse di quanto realmente dovuto.
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Una volta terminato il periodo, l’Agenzia provvederà a riformulare una nuova proposta. Possono essere coinvolte anche le Partite iva a regime forfettario.
Beneficiari del concordato: la possibile estensione
Il concordato preventivo biennale, per adesso, si rivolge unicamente i titolari di partita Iva. Questi soggetti devono avere un Isa (indice di affidabilità fiscale) superiore ad 8.
Tuttavia, su tale punto la Commissione del Senato ha proposto di eliminare tale vincolo, con l’ipotesi di estendere a tutti i contribuenti la possibilità di chiedere il concordato preventivo.
Proposta anche una scadenza ritardata, fissata nel 31 luglio anziché nel 30 giugno, e concedendo quindi ulteriori 30 giorni ai contribuenti.
I tempi sarebbero infatti forse troppo stretti, come osservato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili in Commissione Finanze e Tesoro del Senato e come spiega QuiFinanza.
“Considerato che si tratta del primo anno di applicazione del nuovo istituto e che i programmi informatici per l’acquisizione dei dati necessari per elaborare e determinare le proposte di concordato, alla luce anche dell’ancora non intervenuta approvazione dello schema di decreto in esame, saranno probabilmente messi a disposizione degli studi professionali non prima – nella più rosea della previsioni – del mese di maggio 2024 inoltrato”
Garavaglia sul concordato
Per Massimo Garavaglia, presidente della commissione Finanze del Senato, il concordato potrebbe rappresentare per l’AdE una pericolosa via di fuga verso una minimum tax imposta al contribuente.
Servirebbe dunque una “forbice propedeutica” volta a evitare limiti minimi imposti dall’agenzia delle entrate, e che potrebbe servire quindi a incentivare l’accesso al concordato preventivo biennale.