Discesa dei tassi d’interesse, chi ci guadagna
L’inflazione continua a scendere, e i tassi d’interesse pure. Da quando la Banca Centrale Europea ha tagliato nuovamente i tassi – due gli interventi decisivi, a settembre e a ottobre – il denaro è diventato più a buon mercato, sia quando esce che quando entra nei nostri portafogli. Questa dinamica si ripercuote in positivo soprattutto sulle rate dei mutui immobiliari, ma comporta anche altri vantaggi evidenti.
In primis, si registrano effetti importanti sui tassi dei prestiti personali, e più in generale del credito al consumo. Si tratta di una discesa lenta ma costante, che secondo gli esperti potrebbe stabilizzarsi già nel 2025. Quest’anno, i tassi dei prestiti per i consumi (che si restituiscono a rate) sono scesi per ora dello 0,25%. Ma in base alle attuali previsioni dovrebbero seguire una tendenza che nel 2025 li porterà stabilmente sotto il 10%. Insomma un calo notevole.
Il calo dei mutui
Come detto, l’effetto principale della discesa dei tassi si avrà sui mutui. Secondo le ultime previsioni, già nei prossimi mesi la rata di un mutuo variabile standard potrebbe calare di 18 euro circa. Ma la situazione potrebbe essere ancora più rosea all’inizio del 2025. Con l’ingresso nel nuovo anno, infatti, le rate dei mutui potrebbero scendere di ben 38 euro in media. Ed entro la fine del 2025 il calo potrebbe raggiungere addirittura quota 95 euro. Se consideriamo ad esempio un mutuo da 126.000 euro in 25 anni (LTV 70%, Tan iniziale 0,67%), sottoscritto nel mese di gennaio 2022, la rata in questo caso potrebbe passare dai 714 euro mensili di ottobre 2024 ai 676 euro di inizio 2025. Toccando un minimo di 620 euro circa alla fine dell’anno.
Il mercato dei mutui, insomma, sta entrando in un momento molto positivo anche grazie all’intervento sui tassi. La ripresa di tutto il comparto è evidente già adesso, e l’attuale andamento dei tassi suggerisce una completa normalizzazione nel medio-lungo periodo del tasso variabile. Mentre il tasso fisso risulta già a livelli storicamente accettabili oggi, in alcuni casi ben al di sotto del 3%.
Il rovescio della medaglia
Va però notato che il taglio dei tassi potrebbe non giovare a tutti. Le banche infatti hanno deciso di abbassare il tasso di remunerazione dei conti-deposito, strumenti a cui le famiglie si affidano per aumentare i propri risparmi. Già ad ottobre, si nota un calo dello 0,25% nella remunerazione media dei conti vincolati, ovvero i conti dove ci si impegna a lasciare depositata in banca una somma di denaro per un certo periodo. Mentre il calo è leggermente più contenuto, -0,15% circa, nel caso dei conti non vincolati.
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Anche per chi sceglie di investire nei titoli di Stato, le notizie non sono buonissime. In questo caso i guadagni sono infatti in leggera diminuzione: a inizio giugno 2024, in seguito a un primo taglio operato dalla Banca Centrale Europea, il BTP decennale italiano rendeva il 3,87%. Oggi siamo invece scesi al 3,5 % circa. In termini più semplici, se mille euro di BTP a giugno scorso rendevano quasi 39 euro (al netto delle tasse), adesso la stessa cifra garantisce un ritorno di soli 35 euro. Non un calo drastico, quindi. Ma comunque percepibile se si parla di cifre investite importanti. Conviene perciò rivalutare con attenzione i propri investimenti, anche alla luce del calo dei tassi di questi ultimi mesi.