Giorgetti, manovra 2025 e allarme pensioni
Il Governo Meloni pensa alla manovra 2025, e spera. Si è infatti aperto il cantiere del Piano strutturale di bilancio che dovrà essere varato dal Consiglio dei ministri entro il 20 settembre, con votazione parlamentare entro la fine del 2024. Tanti i dubbi e le ipotesi al vaglio, già emerse nella riunione esecutivo-maggioranza degli scorsi giorni. In primis, preoccupa l’impatto delle nuove regole Ue sui bilanci dello Stato Italiano. Potenzialmente molto pesante.
Lo dice senza giri di parole il Ministro Giorgetti, già impegnato nel recente passato a tirare per il colletto il Governo Meloni data la mancanza di fondi e i margini risicati per il bilancio in arrivo. Il rischio, sempre più concreto, è che le conseguenze peggiori vadano a intaccare il sistema pensionistico, con problemi anche sul pensionamento anticipato. Altra questione, il taglio del cuneo contributivo. Sempre Giancarlo Giorgetti garantisce ora la luce verde: si procederà come previsto. Eppure l’esecutivo non è nuovo a promesse che poi, semplicemente, non vengono mantenute.
Il taglio del cuneo e le pensioni
Le pensioni, dicevamo. Giorgetti ha messo tutti sull’attenti alla Camera: “Parliamo molto spesso in questa Aula di pensioni, sarebbe il caso di cominciare a parlare di quello che è il trend demografico del Paese: nessun sistema pensionistico è sostenibile in un quadro demografico come quello attuale”. Dunque, la prospettata riforma del sistema pensionistico diventa un rebus, almeno con queste premesse. Anche se Giorgetti prova a contenere l’allarme facendo qualche concessione.
“Attualmente”, dice, “da parte mia non c’è nessuna intenzione di rinnegare la giusta aspettativa di pensionamento anticipato: quello che è stato fatto nell’ultima legge di Bilancio era quello che era possibile relativamente al quadro di finanza pubblica particolarmente complesso”. E qui entra in gioco il discorso che davvero sta a cuore al Governo. Cioè il taglio del cuneo. “Posso garantire che il taglio del cuneo contributivo è la prima priorità e sarà assolutamente confermato e non intendo mettere assolutamente in discussione una sorta di sorta di ‘trade off’ tra questo e le spese per la difesa che saranno gestite esattamente all’interno del quadro delle deroghe”.
Ma sappiamo che tutto dipenderà dal modo effettivo (non le promesse) in cui la manovra 2025 verrà messa in atto. Ridurre le imposte dei dipendenti e aumentare le retribuzioni nette, così come la garanzia sulle pensioni anticipate, è un gioco molto più facile da dire che da fare. Questo è certo.
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Manovra 2025, tutte le ipotesi
Sulla questione manovra 2025, nel suo complesso, tutto resta ancora possibile. Bisogna però tenere conto delle nuove regole di Bruxelles, da un lato, e del necessario rispetto dei vincoli di spesa dall’altro. I tempi sono cruciali. Tra novembre e dicembre la nuova Commissione Europea entrerà in carica, e a quel punto, come ogni anno, dovrà esprime un giudizio sul Piano Strutturale di Bilancio che il Governo italiano ha l’obbligo di presentare entro il 20 settembre. Come si vede, è una tabella di marcia con tempistiche molto strette.
Ma in cosa consisterà la manovra che si sta preparando? Oltre al taglio del cuneo contributivo, che dovrebbe contare (stando alle rassicurazioni di Giorgetti) su risorse per 11 miliardi di euro, c’è il nodo spese per la Difesa. Si prevede un incremento sostanziale di queste spese verso l’obiettivo dichiarato del 2% del Pil, come di recente ha riconfermato anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ospite a Washington nel vertice Nato. Ma il Governo mette comunque le mani avanti, pensando in questo ambito a una deroga del Patto di Stabilità.
Poi c’è il capitolo previdenza. Sempre il Ministro Giorgetti, pur promettendo che non verrà rinnegata la giusta aspettativa di pensionamenti anticipati, invita alla prudenza. “Eventuali nuovi interventi devono tenere conto della sostenibilità”, aggiunge poi. Cosa che tradotta, significa un bel “no” a proposte come “Quota 41” della Lega.
Passando alla sanità, anche qui la manovra 2025 promette sacrifici, più che altro. È vero che il Senato ha approvato il decreto-legge per tagliare le liste d’attesa, che dovrà essere convertito in legge entro il 6 agosto, ma le avvertenze della Corte dei Conti fanno già paura: “il livello di spesa sanitaria in Italia è più contenuto rispetto ad altri Paesi Ue”. Al contrario, la spesa sanitaria privata sta “crescendo in modo consistente”, cosa che indica la necessità assoluta di “mantenere un livello di spesa pubblica elevato per fermare il declino”. Difficile capire dove si troveranno i soldi, però. Per accrescere la spesa sanitaria e al contempo far salire (parecchio) le spese per la Difesa.
Se poi ci aggiungiamo che Meloni si è appena inimicata mezza Europa, scegliendo in non-voto alla Von der Leyen, è chiaro che quando la nuova Commissione darà un’occhiata ai piani di bilancio per il 2025 dell’Italia, difficilmente ci saranno sconti o proroghe (come avvenuto invece in passato).
Manovra 2025, le misure a rischio
Ultimo punto sulla manovra in arrivo. Qualcosa dovrà saltare, da qualche parte, se si vogliono far tornare i conti. Ecco perché prende sempre più corpo una manovra 2025 molto più “ristretta” rispetto a quella dell’anno passato (quando comunque i finanziamenti in deficit toccarono quota 15,5 miliardi). Rischiano la cancellazione soprattutto gli interventi in scadenza. Su tutti:
- La riduzione dell’Irpef, che riguarda 25 milioni di contribuenti, con benefici che vanno da pochi euro fino a 260 euro l’anno per chi ha stipendi molto alti
- Gli sconti per incentivare le assunzioni
- Lo sconto per le mamme lavoratrici con due figli
- La Carta acquisti “Dedicata da te” da 500 euro destinata alle famiglie in difficoltà
- La riduzione da 90 a 70 euro del Canone Rai
Presto sapremo in dettaglio cosa avverrà nella nuova manovra gestita dal Governo. La realtà, per ora, è che le promesse di Giorgetti e compagnia suonano estemporanee. I soldi non si inventano ma vanno trovati. Qualche misura sostanziale andrà tagliata, anche perché fare debito all’infinito non è possibile. E poi bisogna fare i seri. Con quello che abbiamo. Sperando in un ondata di buon senso da tutta la maggioranza.