L’attuale governo ha proposto un cambio nelle regole per la pensione infermieri. Inizialmente, si è parlato di una “Quota 41” come criterio per la pensione, ma ora si sta discutendo della possibilità di imporre una “Quota 46” per medici e infermieri. Questo significa che, per evitare riduzioni sulla pensione anticipata, questi professionisti dovrebbero lavorare per 46 anni, invece dei 41 precedentemente menzionati.
Questa modifica sembra riguardare principalmente coloro che hanno iniziato a lavorare dopo aver compiuto 21 anni, dato che chi raggiunge i 67 anni senza bisogno di pensione anticipata non subisce penalizzazioni.
Come funziona ora la pensione infermieri ospedalieri
La proposta ha scatenato diverse controversie. Molti sindacati e professionisti del settore medico non sono soddisfatti della soluzione proposta, poiché era attesa l’eliminazione completa della norma attuale invece di un’ulteriore complicazione del sistema pensionistico.
Questa nuova regola sembra anche sollevare problemi legali, poiché si applica solo a determinati gruppi di lavoratori, riducendo le pensioni per alcuni senza riguardo per gli altri.
Tre deroghe per pensione infermieri
C’è però una proposta di emendamento che cerca di porre rimedio a questa situazione introducendo tre deroghe:
- La prima deroga esclude coloro che soddisfano i requisiti per la pensione entro un certo periodo dall’essere interessati dal taglio.
- La seconda deroga è per coloro che raggiungeranno i 67 anni e accederanno alla pensione di vecchiaia da un certo anno in poi.
- La terza deroga è specificamente per i medici e gli infermieri, consentendo loro di ridurre il taglio lavorando un periodo aggiuntivo e riducendo così la penalizzazione.
In pratica, questo meccanismo di calcolo più favorevole si annullerebbe lavorando tre anni in più, ma questo vantaggio non si estende a tutti i lavoratori pubblici interessati, che rischiano di perdere fino a tre anni di contributi e 3.000 euro netti all’anno secondo le stime dell’Upb.
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Supponiamo che un medico, l’anno prossimo, raggiunga i requisiti per la pensione ma desideri evitare una riduzione fino al 25% della sua pensione. Se lavora altri tre anni, raggiungerà un totale di 45 anni e 10 mesi di contributi. Successivamente, con alcuni adattamenti, potrebbe andare in pensione con la “Quota 46”.
Questa proposta solleva molte preoccupazioni e sembra lasciare insoddisfatti diversi settori, poiché introduce complessità nel sistema pensionistico senza soddisfare pienamente le richieste iniziali di cambiamento.
Quanti anni di contributi per la pensione Enpam?
La pensione Enpam si riferisce al sistema pensionistico gestito dall’Ente nazionale di previdenza e assistenza medicii (Enpam), un ente previdenziale dedicato a fornire copertura previdenziale e assistenza sociale ai medici e agli odontoiatri che lavorano in Italia.
Fondato nel 1955, Enpam gestisce il sistema pensionistico e fornisce assistenza sanitaria e previdenziale ai suoi iscritti durante la loro vita lavorativa e dopo il pensionamento. I medici e gli odontoiatri iscritti a Enpam contribuiscono pagando regolarmente i contributi previdenziali, il che consente loro di accumulare i requisiti necessari per accedere alla pensione una volta raggiunta l’età prevista o i requisiti di contribuzione stabiliti.
Le pensioni Enpam sono specifiche per i medici e gli odontoiatri e sono regolate dalle normative e dai criteri stabiliti dall’Ente stesso, che possono differire da quelli applicati ad altri settori lavorativi. Attualmente, per evitare riduzioni o penalizzazioni sulla pensione, si richiedono 46 anni di contributi per medici e infermieri (anche se ufficialmente è richiesto un totale di 42 anni e 10 mesi di contributi).
Quando va in pensione il medico di base?
L’età pensionabile per il medico di base, come per la maggior parte dei lavoratori dipendenti e autonomi, può variare a seconda dei requisiti stabiliti dalla legge pensionistica in vigore.
L’età effettiva in cui un medico di base può andare in pensione dipende da diversi fattori, come l’età anagrafica, il periodo di contribuzione al sistema pensionistico, le eventuali opzioni di pensionamento anticipato e altre condizioni specifiche.
La riforma delle pensioni ha introdotto il cosiddetto “Quota 100“, un meccanismo che consente il pensionamento anticipato quando la somma dell’età anagrafica e dei contributi versati raggiunge il valore di 100 anni per gli uomini e delle donne che rientrano nelle categorie di lavoro che beneficiano di questa misura.