Pensione retributiva o contributiva? La pensione è un argomento di grande importanza per chi si avvicina all’età pensionabile o per chi sta pianificando il proprio futuro finanziario. Tra le diverse opzioni disponibili, due tipi principali di pensioni sono la pensione retributiva e la pensione contributiva. In questo articolo, esploreremo le differenze tra queste due forme di pensione, discuteremo quale potrebbe essere più vantaggiosa e come vengono calcolate.
Pensione retributiva: cos’è e come funziona
La pensione retributiva è un sistema pensionistico in cui il tuo beneficio pensionistico è basato sul tuo stipendio o reddito medio degli ultimi anni di lavoro: quindi in questo sistema, accumuli diritti pensionistici in base al tuo stipendio e al numero di anni di servizio. La sistema retributivo è spesso utilizzato nei settori pubblici e in alcune aziende private.
Come funziona il calcolo
Il calcolo della pensione retributiva solitamente coinvolge i seguenti passaggi:
- Calcolo del reddito pensionabile: Si determina il tuo stipendio medio degli ultimi anni di lavoro, noto come “reddito pensionabile”.
- Calcolo dei punti pensionistici: In base al tuo stipendio e al numero di anni di servizio, vengono assegnati punti pensionistici. Maggiore è il tuo stipendio e più a lungo hai lavorato, più punti accumuli.
- Calcolo del beneficio pensionistico: Il tuo beneficio pensionistico mensile viene calcolato moltiplicando i punti pensionistici accumulati per un tasso di conversione prestabilito. Questo tasso può variare da sistema a sistema.
- Aggiunta di eventuali benefici coniugali o familiari: In alcuni casi, è possibile ottenere benefici aggiuntivi se hai un coniuge o figli a carico.
Pensione contributiva: cos’è e come funziona
La pensione contributiva è un sistema in cui il tuo beneficio pensionistico è direttamente correlato alle tue contribuzioni previdenziali effettuate durante la tua carriera lavorativa: quindi in questo sistema, ogni lavoratore ha un conto contributivo individuale in cui vengono registrate le sue contribuzioni e i rendimenti ottenuti dagli investimenti. La sistema contributivo è tipico dei sistemi privati e di alcune opzioni pubbliche.
Come funziona il calcolo
Il calcolo della pensione contributiva è più diretto rispetto a quello della pensione retributiva. Ecco come funziona:
- Contribuzioni previdenziali: Ogni volta che guadagni, versi una parte del tuo stipendio o reddito in un fondo pensione individuale.
- Investimenti: Le tue contribuzioni sono investite in un portafoglio di investimenti, come azioni, obbligazioni o fondi comuni.
- Rendimenti: Nel corso degli anni, i tuoi investimenti crescono in base ai rendimenti ottenuti.
- Beneficio pensionistico: Alla pensione, il tuo beneficio pensionistico mensile è determinato in base al saldo accumulato nel tuo conto contributivo e alla previsione di aspettativa di vita. In genere, maggiore è il tuo saldo e più a lungo ti aspetti di vivere, maggiore sarà il tuo beneficio.
Differenze chiave tra pensione retributiva e contributiva
Ora che abbiamo esaminato come funzionano entrambe le forme di pensione, vediamo le principali differenze tra di loro:
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Base di calcolo
- Retributiva: Basata sul tuo stipendio o reddito medio degli ultimi anni di lavoro.
- Contributiva: Basata sulle tue contribuzioni previdenziali e sugli investimenti effettuati con esse.
Garanzie di beneficio
- Retributiva: Garantisce un beneficio fisso basato sul tuo stipendio e anni di servizio.
- Contributiva: Il beneficio è determinato dal saldo del tuo conto contributivo e dai rendimenti degli investimenti. Non c’è garanzia di beneficio fisso.
Rischio di investimento
- Retributiva: Non è influenzata dai mercati finanziari o dagli investimenti.
- Contributiva: Soggetta al rischio di perdite o guadagni sui mercati finanziari.
Portabilità
- Retributiva: In genere, non è trasferibile se cambi lavoro o settore.
- Contributiva: Può essere trasferita tra diversi datori di lavoro o settori.
Flessibilità
- Retributiva: Limitata flessibilità nell’accumulo di diritti pensionistici.
- Contributiva: Maggiore flessibilità nell’accumulo di risorse pensionistiche.
Quale conviene di più: retributiva o contributiva?
La scelta tra pensione retributiva e contributiva dipende da diversi fattori, tra cui la tua situazione lavorativa, i tuoi obiettivi finanziari e le tue preferenze personali. Ecco alcuni punti chiave da considerare:
- Sicurezza vs. rendimento potenziale: La pensione retributiva offre una maggiore sicurezza con un beneficio garantito, mentre la pensione contributiva può offrire un potenziale di rendimento più elevato, ma è soggetta a rischi di mercato.
- Portabilità: Se prevedi di cambiare lavoro o settore durante la tua carriera, la pensione contributiva potrebbe essere più adatta, poiché è solitamente trasferibile.
- Flessibilità: La pensione contributiva ti offre maggiore flessibilità nel decidere quanto contribuire e come investire le tue risorse pensionistiche.
- Aspettativa di vita: Se prevedi di vivere a lungo, la pensione contributiva potrebbe essere più vantaggiosa, poiché il tuo beneficio è correlato alla tua aspettativa di vita.
- Stipendio attuale: Se hai uno stipendio elevato, la pensione retributiva potrebbe offrire un beneficio più generoso, mentre la pensione contributiva potrebbe essere più adatta se hai uno stipendio più basso.
- Obiettivi finanziari: Considera i tuoi obiettivi finanziari a lungo termine e come desideri pianificare la tua pensione. Una combinazione di entrambe le forme potrebbe essere una strategia valida.
In generale, non esiste una risposta universale a quale forma di pensione sia migliore, poiché dipende dalle circostanze personali. Spesso, i pianificatori finanziari consigliano di diversificare e combinare entrambe le forme di pensione per ottenere un equilibrio tra sicurezza e potenziale di crescita.
La riforma Dini e la riforma Fornero
La riforma delle pensioni, approvata durante il governo di Lamberto Dini nel 1995, rappresenta un momento significativo nella storia del sistema previdenziale italiano. Prima di questa riforma, il calcolo delle pensioni era basato sul metodo retributivo, che teneva conto dell’importo dell’ultima retribuzione del lavoratore alla fine della sua carriera lavorativa, insieme ad altri elementi.
Tuttavia, il sistema previdenziale italiano non poteva sostenere a lungo il pagamento di pensioni non proporzionali ai contributi versati, e così iniziò il processo di transizione dal metodo retributivo a quello contributivo con la riforma Dini.
Come funzionava la riforma Dini?
A partire dal 31 dicembre 1995, la Riforma Dini introdusse un sistema ibrido con le seguenti caratteristiche:
- Per i lavoratori con almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, il metodo retributivo continuava ad applicarsi.
- Per i lavoratori con meno di 18 anni di contributi, si applicava un criterio misto: retributivo fino al 1995 e contributivo per gli anni successivi.
- I nuovi assunti dal 1° gennaio 1996 erano soggetti esclusivamente al criterio contributivo.
Un’altra importante innovazione della Riforma Dini fu la suddivisione del sistema previdenziale italiano in due pilastri:
- Il primo pilastro consisteva nella previdenza obbligatoria.
- Il secondo pilastro comprendeva la previdenza complementare, come il Fondo Pensione Multiservizi previsto dal CCNL Multiservizi.
La Riforma Dini portò, di fatto, a un trattamento iniquo per i lavoratori, poiché a parità di contributi versati, venivano assegnate indennità di pensione diverse. Questo stato di cose perdurò fino all’approvazione della Riforma Fornero nel 2011.
Cosa cambiò con la riforma Fornero?
La riforma delle pensioni Fornero del 2011 apportò significative modifiche al sistema previdenziale italiano, sancendo il passaggio definitivo dal metodo retributivo a quello contributivo. Con l’approvazione di questa riforma sotto il governo Monti, il calcolo contributivo venne esteso anche a coloro che erano stati esentati dalla Riforma Dini, ovvero a tutti coloro che, al 31 dicembre 1995, avevano accumulato almeno 18 anni di anzianità lavorativa.
A partire dal 1° gennaio 2012, il metodo contributivo divenne l’unico metodo di calcolo per le prestazioni pensionistiche in Italia. Questo cambiamento ha significato che il valore delle pensioni non è più legato all’ultimo stipendio percepito, ma piuttosto ai contributi versati durante l’intera carriera lavorativa e al rendimento degli investimenti effettuati sulle somme contributive.