Con ogni probabilità, i lavoratori autonomi e in partita IVA sono la categoria che in futuro risentirà maggiormente delle (inevitabili) riforme del sistema contributivo. È quindi utile capire come fare a garantirsi una pensione sufficiente, se si è lavoratori autonomi, sia per coprire le spese essenziali che per mantenere un tenore di vita in linea con quello attuale. Ecco tutti i dettagli.
Pensioni per lavoratori autonomi, lo status quo
I professionisti autonomi e in partita IVA sono destinati a ricevere un assegno pensionistico tendenzialmente più basso rispetto a quello dei lavoratori dipendenti. E in futuro le cose potrebbero andare anche peggio: si stima infatti che entro il 2040 gli autonomi vedranno scendere il loro tasso di sostituzione al 44,7%. La differenza esatta tra le pensioni dei dipendenti e quelle degli autonomi dipende comunque da diversi fattori, ad esempio:
- Le aliquote contributive applicate dalla gestione di appartenenza
- Il metodo di calcolo utilizzato per la pensione
- Le tipologie di rivalutazione applicate
Ad oggi, la pensione di vecchiaia può essere ottenuta da un lavoratore autonomo all’età di 67 anni, con un minimo di 20 anni di contributi versati. E in presenza di requisiti specifici, è possibile accedere ovviamente a una forma di pensione anticipata. Tuttavia, nel caso di professionisti iscritti a un albo, è necessario rifarsi alla singola cassa di riferimento per conoscere i requisiti esatti del pensionamento. Ogni ordine, infatti, stabilisce la propria percentuale di contribuzione, così come i requisiti minimi di età e di anzianità contributiva.
Come prepararsi per la pensione da autonomi
Considerati quindi gli svantaggi intrinsechi del pensionamento per i lavoratori autonomi – e il fatto che gli aiuti dell’Inps per i liberi professionisti sono minimi – è bene tutelarsi nel modo migliore possibile per ottenere un assegno previdenziale sufficiente. Il metodo classico per farlo è aggiungere alla pensione pubblica una previdenza integrativa. In questo modo si andrà a costruire una sorta di pensione “di scorta” attraverso l’utilizzo di fondi pensione e polizze assicurative.
Il fondo pensione, in particolare, è un utile strumento finanziario e/o assicurativo di forma privata che permette di accantonare regolarmente una parte dei propri risparmi, così da ottenere una pensione aggiuntiva a quella obbligatoria prevista dalla legge. La spesa per i fondi pensione è completamente deducibile fino a 5.164,57 euro l’anno e, a seconda del reddito complessivo da dichiarare e dei versamenti annui, varierà l’entità del beneficio fiscale ricevuto.
Esistono tre principali categorie di fondi pensione a cui è possibile aderire:
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- I fondi pensione aperti: sono caratterizzati dal fatto che chiunque può aderirvi, indipendentemente dalla propria categoria lavorativa di appartenenza, compresi i lavoratori autonomi, i non lavoratori o i fiscalmente a carico. Inoltre, sono fondi aperti sia alle adesioni individuali che a quelle collettive. Possono essere costituiti da banche, imprese assicurative, SIM (società di intermediazione mobiliare) o SGR (società di gestione del risparmio)
- I fondi pensione chiusi: sono strumenti di previdenza integrativa che prevedono un’adesione riservata solamente a specifiche categorie di lavoratori
- La terza tipologia di fondi pensione è quella dei PIP, ovvero i piani individuali pensionistici. Questi piani possono essere istituiti esclusivamente da imprese assicurative, ma pur avendo la forma di contratti di assicurazione sulla vita, sono considerati a tutti gli effetti dei fondi pensione e quindi assoggettati alla medesima disciplina. Si contraddistinguono inoltre per il fatto di accettare esclusivamente adesioni di tipo individuale.
Per un lavoratore autonomo, le scelte disponibili sui fondi pensione si riducono alle due categorie dei PIP e dei fondi aperti. I fondi chiusi, infatti, sono istituiti esclusivamente da accordi o contratti collettivi di lavoro, quindi ammettono soltanto adesioni in forma collettiva dei lavoratori.
Il versamento di contributi volontari
Una strategia alternativa, per aumentare la propria pensione da autonomi, è quella di versare regolarmente contributi volontari. Questi permettono infatti di accumulare più anni di contributi rispetto al normale, influenzando in maniera positiva l’importo finale dell’assegno pensionistico. Chi ad esempio ha una pensione artigiani molto bassa, può optare sicuramente per il versamento di contributi volontari per garantirsi un pensionamento sereno. Tutto sta comunque nel sapersi muovere per tempo prima di aver raggiunto l’età pensionabile. Se si metterà da parte una pensione integrativa, o si accumuleranno volontariamente più contributi, sarà molto più facile godersi gli anni del pensionamento.