Pensioni minime, aumento di soli 3 euro
Sul fronte pensioni, il Governo barcolla. Aveva promesso in Manovra un aumento dei trattamenti minimi, ma la soluzione proposta rasenta il ridicolo. Dagli attuali 614,77 euro la pensione minima salirà a 617,89 euro, ovvero 3 euro in più al mese, ammesso che l’inflazione da recuperare (non ancora fissata) sia dell’1%. Altrimenti l’aumento sarà anche più basso. Questo, in sostanza, quanto è possibile ricavare dal ddl Bilancio consegnato alla Camera dei Deputati. In base al quale la perequazione sarà del 2,2% per il 2025 rispetto al trattamento minimo prima della maggiorazione (598,61 euro). Mentre l’aumento sarà di 1,3 punti percentuali per l’anno 2026.
E a questa misura scriteriata in Manovra, si aggiunge anche una beffa non da poco per i giovani.
I giovani traditi dal Governo
In tema pensioni, i giovani italiani sono stati traditi per ben due volte dal Governo Meloni. La prima volta, nella Manovra dell’anno scorso: allora il vincolo per i post-1996, cioè i “contributivi puri” che hanno iniziato a lavorare dopo la riforma Dini, per uscire a 64 anni con 20 di contributi fu alzato da 2,8 a 3 volte l’assegno sociale. Quindi, senza una pensione da almeno 1.603 euro (valori attuali), addio alla possibilità di pensione anticipata.
Quest’anno, invece, la promessa dell’esecutivo era di permettere a queste generazioni di giovani di raggiungere il valore soglia (3 volte l’assegno sociale) sommando al valore della pensione maturata la rendita di una pensione integrativa. Ma in questo caso è subentrato un ‘trucchetto’. La misura promessa è stata inserita in manovra, però vale soltanto per la pensione di vecchiaia, cioè per quelli che arrivano a 67 anni con 20 di contributi versati, ma non hanno il minimo di 534 euro, pari all’assegno sociale. Inoltre, beffa nella beffa, la misura diventerà operativa solo nel 2026, e all’inizio interesserà solo 100 persone all’anno (poi fino a 600). Il tutto per un costo risibile: 1 milione di euro circa.
L’ira di Conte e delle opposizioni: “Senza pudore”
Su pensioni e trattamenti minimi, ovviamente, si è scatenata nelle scorse ore la protesta di tutte le opposizioni. Particolarmente velenoso il commento di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle. “Cari pensionati”, ha scritto l’ex premier sul suo profilo social X, “tenetevi forte: per quanti di voi prendono la minima, con la legge di Bilancio di Meloni arriva una svolta da 3 euro al mese in più sul conto! In pratica, 10 centesimi al giorno”. E ancora, Conte ha aggiunto: “Ricordate quando i vertici di questo governo promettevano pensioni minime a 1.000 euro al mese? Mentre il caro vita costringe lavoratori e pensionati a rinunciare persino alle cure, il governo fa l’elemosina. Senza pudore”.
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La protesta dei consumatori
E a protestare a gran voce sono anche le associazioni dei consumatori. “Pensioni da fame”, ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, “un rialzo a dir poco vergognoso che non risponde al vero aumento del costo della vita, dato che i pensionati continuano a pagare i rincari verificatosi nel 2022 e nel 2023”. Poi ha aggiunto: “Inoltre, da anni chiediamo all’Istat e al Mise, ora Mimit di fare un indice ad hoc per i pensionati al minimo, dato che l’inflazione che oggi viene registrata dall’indice Foi, utilizzato per aggiornare le pensioni, non vale per chi spende gran parte dei suoi soldi per prodotti alimentari, salute e abitazione e non certo in servizi di ristorazione, comunicazioni o trasporti. Insomma, ci vorrebbe un paniere specifico per chi fatica ad arrivare alla fine del mese, altrimenti qualunque adeguamento è falsato in partenza”.
Duro sulla questione anche il Codacons, che parla di “vergognosa elemosina”. L’incremento annunciato dal Governo, secondo i calcoli dell’associazione, “basterà appena ad acquistare un pacchetto di caramelle in più al mese, un pacco e mezzo di pasta o mezzo chilo di pane. Nel 2023 la spesa media per consumi delle persone sole con più di 65 anni è aumentata in valore del +0,92% su base annua, ma in termini reali, a causa dell’aumento dei prezzi al dettaglio, è crollata del -4,78%”. “A fronte di questi dati”, conclude il presidente Carlo Rienzi, “i 3 euro in più al mese riconosciuti a chi percepisce pensioni minime rappresentano una vergogna inadeguata a colmare il pesante peggioramento delle condizioni economiche subito dai pensionati”.
C’è insomma aria di battaglia, contro la decisione scriteriata sulle pensioni minime. Il Governo, ci pare, avrebbe fatto meglio a non intervenire affatto sulla questione, evitando di prendere in giro i contribuenti. 3 euro in più al mese sono un “contentino” che alla fine non accontenta nessuno.