RdC fino al 30 novembre: arriva l’annuncio ufficiale in Gazzetta. E’ stato infatti comunicato che ora i soggetti “fragili” tutelati fino a fine anno, avranno fino al 30 novembre (non più al 31 ottobre) per essere presi in carico dai servizi sociali.
Ma attenzione alle notizie fuorvianti che promettono che il Reddito di cittadinanza verrà garantito ai fragili anche dopo la fine del 2023: non è assolutamente così, e resta fermo quanto già detto circa la sostituzione dello stesso con l’Assegno di inclusione.
RdC fino al 30 novembre: cosa cambia?
La novità comunicata in Gazzetta sta nel tempo in cui ora è possibile essere presi in carico dai servizi sociali da parte delle persone “fragili”. Non più fino al 31 ottobre, bensì fino al 30 novembre.
Come si legge infatti dalle precedenti disposizioni: “Infatti, nell’anno 2023, la misura del reddito di cittadinanza è riconosciuta nel limite massimo di sette mensilità e comunque non oltre il 31 dicembre 2023. Nelle ipotesi di cui al secondo periodo, ai fini del prosieguo della percezione del Reddito di cittadinanza fino al 31 dicembre 2023, i servizi sociali, entro il suddetto termine di sette mesi e comunque non oltre il 31 ottobre 2023, comunicano all’INPS tramite la piattaforma GePI l’avvenuta presa in carico. Decorso tale termine in assenza della suddetta comunicazione, l’erogazione è sospesa e può essere riattivata, ricomprendendo le mensilità sospese, solo in esito all’avvenuta comunicazione, fermo restando il termine del 31 ottobre 2023″
Ora, invece, tale termine ultimo del 31 ottobre è stato spostato, dal 31 ottobre al 30 novembre. Si era già in passato parlato delle persone “con fragilità” che dovevano essere prese in carico dai servizi sociali. Ma nello specifico, di chi si tratta?
Presa in carico dai servizi sociali
Sulla presa in carico da parte dei servizi sociali, si sono create situazioni di confine. Sicuramente è certo che per chi ha disabili, over 60 o minori nel nucleo familiare, la prosecuzione del sussidio avviene fino al 31 dicembre 2023, e la presa in carico è automatica (salvo discrepanze o errori commessi dal cittadino circa la presenza di minori o disabili, ovviamente). Ma vi sono anche situazioni di persone che pur non rispondendo ai criteri sopra menzionati, non sono comunque ritenute occupabili, o comunque non nell’immediato.
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Si tratta di quelle persone in particolari situazioni di vulnerabilità (ad esempio con un passato da ludopatia o tossicodipendenza) che non possono essere reinseriti nel mondo del lavoro se non attraverso percorsi specifici approntati dai servizi sociali.
Anche per loro, avviene la presa in carico da parte dei servizi, la disposizione di cui sopra, quindi, è mutata come segue:
“Nell’anno 2023, la misura del reddito di cittadinanza è riconosciuta nel limite massimo di sette mensilità e comunque non oltre il 31 dicembre 2023. Nelle ipotesi di cui al secondo periodo, ai fini del prosieguo della percezione del Reddito di cittadinanza fino al 31 dicembre 2023, i servizi sociali, entro il suddetto termine di sette mesi e comunque non oltre il 30 novembre 2023, comunicano all’INPS tramite la piattaforma GePI l’avvenuta presa in carico. Decorso tale termine in assenza della suddetta comunicazione, l’erogazione è sospesa. Il limite temporale di cui al primo periodo, nelle more della presa in carico di cui al presente comma, non si applica ai nuclei familiari che in ragione della loro caratteristiche sono stati comunque trasmessi ai servizi sociali per la presa in carico tramite la piattaforma fermo restando la comunicazione della effettiva presa in carico entro il predetto termine del 30 novembre 2023″.
Quanto sopra riportato significa dunque che coloro che hanno subìto la sospensione del reddito di cittadinanza, ma che non sono stati automaticamente trasferiti ai servizi sociali a causa delle loro situazioni “di confine”, una volta presi in carico, (entro e non oltre il 30 novembre) si vedranno restituire le somme non ricevute.