Esclusi dal supporto per la formazione: in arrivo nuovi sussidi? Non si sa ancora quale è il destino di quanti sono rimasti senza sussidi, ma la dura realtà è che quella di coloro che si trovano nel “limbo degli esclusi” è una verità ormai assodata. Persino dall’ufficio parlamentare di bilancio.
Esclusi dal supporto per la formazione: quale destino?
Gli esclusi dal sussidio esistono, e bisogna fare i conti con questo dato. Ma come mai c’è chi è rimasto escluso da entrambi i sussidi che stanno andando a sostituire RdC?
E’ semplice: per accedere ad ADI è necessario avere nel nucleo almeno un minorenne, un over 60 o un disabile. Viene da sè dunque che chi non versa in tale situazione resta escluso. Potrebbe quindi fruire del Supporto per la formazione, sì, ma anche lì esistono situazioni di confine che contemplano la possibilità di restare esclusi. Quali?
Ad esempio, situazioni inerenti i limiti ISEE. Se sono un 30enne senza figli, vivo da solo, e col mio lavoro raggiungo i 7000 euro annui,(oltre quindi il limite ISEE previsto che è di 6000 euro) rimango escluso dal Supporto.
Così come, per fare un altro esempio, rimango escluso dal sussidio se col mio part-time raggiungo 4000 euro annui. Perché rimango escluso se però il mio limite ISEE è inferiore a 6000 euro? E’ semplice: avendo già un impiego, non posso dare piena disponibilità al lavoro, o frequentare corsi di formazione. O comunque, sarebbe molto difficile per me poterlo fare. Questo comporterebbe dunque per me la revoca del supporto per la formazione, visto che le stesse disposizioni di legge prevedono un obbligo di rendicontazione dei corsi frequentati, corsi che, avendo già un impiego, avrei difficoltà a frequentare.
Cosa fare quindi per queste persone escluse? Il governo penserà a nuovi, appositi sussidi?
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L’ipotesi aumento limiti ISEE
Da un lato, forse, potrebbe verificarsi l’innalzamento delle soglie ISEE. Una soglia più alta consentirebbe anche a chi ha reddito da lavoro di poter accedere al sussidio.
In alternativa, si è pensato alla possibilità di utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e all’inserimento dei cittadini interessati nel programma Gol per il lavoro. O, ancora, a programmi speciali anti-povertà. Tutte congetture, ovviamente.
Ma il problema della conciliazione tra l’impiego già esistente e la frequenza dei corsi di formazione, però, permarrebbe. Dovrebbero quindi “esonerare” chi ha già un lavoro dalla frequenza dei corsi? O meglio invece trovare una soluzione mediana, consentendo a queste persone di parteciparvi solo a regime ridotto, così da conciliare il tutto con la loro attività lavorativa?
Sono tanti i quesiti e poche le risposte, al momento. Nulla di ufficiale da nessuna fonte governativa, e per ora cresce solo lo scontento e il timore tra i cittadini che si sono ritrovati tagliati fuori da qualsiasi forma assistenziale e non sanno più come poter fare fronte ai costi e alle spese quotidiani.