Pensioni, lo sgambetto del Cnel
Settembre sta arrivando e il Governo corre già ai ripari in vista della Manovra di Bilancio imminente. Il primo punto dolente è quello delle pensioni: Giorgetti ha garantito che il pensionamento anticipato non sarà toccato, bensì garantito in tutti i modi. Ma intanto è al lavoro una commissione, istituita dal presidente Renato Brunetta, composta da 12 esperti del Cnel di Istat, Inps, Bankitalia, sindacati e università. L’obiettivo è quello di dire addio ai vari stratagemmi di quote pensionistiche, opzioni e scivoli, evitando di negoziare anno per anno nuovi accordi. E si vuole anche trovare il modo per disincentivare il più possibile il pensionamento anticipato, pur permettendolo alla prova dei fatti.
Per questo, ai primi di settembre verrà presentato un rapporto dettagliato all’esecutivo. Giusto in tempo per la Manovra. Ma quali sono le idee in cantiere per le pensioni? Prima di tutto, si parla di “flessibilità strutturale”, che in sintesi vuol dire: uscita possibile tra i 64 e i 72 anni, con la condizione di poter contare su una pensione di almeno 800 euro, cioè una volta e mezzo l’assegno sociale. Bisognerà però accettare la penalità del ricalcolo contributivo, o un taglio del 3-3,5% per ogni anno di anticipo rispetto ai limiti di legge. In più, la commissione Brunetta pensa a un salvagente in extremis per il Governo: un minimo di 25 anni di contributi versati, altrimenti niente.
Significa che per la pensione di vecchiaia non ci saranno più i 67 anni e 20 di contributi come accade oggi, ma 67 anni e 25 di contributi. E cambiano anche i conti per le pensioni anticipate. Se oggi servono 42 anni e 10 mesi di contributi, senza alcun vincolo di età, si passerebbe a 44 anni di contributi e 64 di età.
Il futuro (in bilico) dei Millennials
È una proposta estrema, come si vede, messa sul tavolo per assicurare risparmi essenziali a un bilancio pubblico in netta difficoltà. L’obiettivo dichiarato dalla commissione Cnel è di “ridurre il numero di pensioni liquidate in ciascun anno” così come “l’attuale durata ultratrentennale della metà delle pensioni anticipate”. Gli esperti al lavoro sono partiti da un dato: l’anno passato l’età media del pensionamento anticipato è stata troppo bassa. 61,6 anni contro i 67,2 anni della pensione di vecchiaia. E in più è pesata la zavorra di Quota 100 e delle altre quote “sorelle”, costate in tutto 40 miliardi di euro in 5 anni.
Ma anche se il ragionamento in teoria fila – servono più anni di lavoro e meno pensioni – a rimetterci sono i cittadini. Soprattutto i più giovani, i cosiddetti Millennials, che subirebbero in pieno l’aumento a 25 anni di contributi. Per non parlare della soglia di accesso, peggiorata già l’anno scorso dal Governo: i giovani di oggi potranno uscire dal mondo del lavoro solo con una pensione di 1.600 euro lordi al mese, cifra che può permettersi solo chi ha avuto carriere ber retribuite e continue. Ma pur di far quadrare il Bilancio, adesso, Meloni e compagni sembrano disposti a sacrificare il futuro.
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Gli altri punti della Manovra
Non solo pensioni ma tanto altro. La Manovra in arrivo sarà un calderone di interventi finanziati da altro debito, e si aggirerà sui 22-23 miliardi di euro (o al massimo 25, come spera Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera). Ecco i principali interventi previsti:
- Taglio del cuneo fiscale, priorità assoluta insieme alle pensioni. Solo questa operazione costerà quasi 11 miliardi di euro, con un totale di circa 14 milioni di lavoratori dipendenti interessati dal rinnovo
- Nuovo alleggerimento del sistema a scaglioni dell’imposta sul reddito delle persone fisiche: quindi non solo 3 aliquote Irpef (invece delle 4 dell’anno passato), ma anche una loro ulteriore riduzione
- Sgravi per i datori di lavoro che stipulano contratti subordinati a tempo indeterminato
E poi ci sono parecchi interventi cruciali, però in bilico data la scarsità di risorse a disposizione:
- Detassazione del welfare aziendale
- Decontribuzione per le lavoratrici madri
- Taglio del canone Rai
- Anticipo pensionistico
- Conferma (auspicata) per l’Ape sociale e per l’Opzione donna.
- Possibile sostituzione di Quota 103 con Quota 41
- Proroga del regime di tassazione agevolata (al 5%) sui premi di produttività
- Proroga dell’esenzione dei fringe benefits: fino a 1000 euro per i dipendenti senza figli e 2mila euro per quelli che hanno figli
Tra debito e deficit
I piani del Governo restano però nebulosi. Solo poche delle misure elencate sopra, infatti, verranno con certezza inserite nella prossima Legge di Bilancio. E anche l’idea sulle pensioni della commissione Brunetta, al momento, resta da valutare con le pinze. Il punto è che le risorse a disposizione sono una vera incognita: il debito dell’Italia sta per raggiungere i 3mila miliardi di euro, e non è un bel traguardo. In più, quasi certamente, a settembre sarà necessario emettere nuovo debito pubblico: la strategia sarebbero più emissioni verdi, quindi con rating vantaggiosi, e lo stop ai Btp Valor.
C’è un’unica nota positiva, in vista della manovra. Il Governo Meloni potrà fare affidamento sulla crescita inattesa delle entrate tributarie e contributive – 13,113 miliardi, +3,4% – come segnalato dalla Ragioneria Generale dello Stato qualche giorno fa. Si accettano intanto scommesse su come verranno reperiti gli altri 10 miliardi circa per chiudere il Bilancio. Un’idea, come abbiamo visto, è ritoccare ancora le pensioni. Un’idea che forse salverebbe i conti. Ma non di certo la faccia del Governo.