Tagli delle pensioni ad agosto, cosa succede
Meno soldi nelle pensioni ad agosto. Questo il mantra con cui il Governo prova a “tappare i buchi” di bilancio in attesa della prossima manovra. Da giovedì 1 agosto, infatti, è in arrivo una trattenuta sulle pensioni per chi nella dichiarazione dei redditi presenta un debito d’imposta. Con il rischio concreto di arrivare, in alcuni casi estremi, a uno zero tondo sull’assegno Inps di questo mese.
I cittadini colpiti da questa misura estiva saranno in particolare i pensionati che nell’anno 2023 (cioè quello considerato nella dichiarazione 2024) hanno percepito diversi redditi. Ad esempio chi ha svolto un’attività lavorativa, nonostante fosse tecnicamente in pensione. E poi c’è un’altra tornata di interventi, anche questi non positivi per alcune categorie di pensionati. Si parla di una trattenuta pari al 5%, determinata in base dell’importo che è stato percepito a luglio 2024.
Sorridono invece i pensionati a cui risulta un credito Irpef nella dichiarazione dei redditi presentata entro il 20 giugno (con modello 730/2024). Per loro arriverà un leggero aumento nell’assegno di agosto. Ma è un contentino che non sembra far felice la maggioranza dei cittadini. E questo, per il Governo, potrebbe rivelarsi un grosso problema.
Il taglio del 5% per chi ha agevolazioni
Una prima serie di tagli arriverà ad agosto per alcune categorie specifiche di pensionati. Come spiegato anche dall’Inps, a rischiare sono in primis le pensioni previdenziali delle gestioni private che sono, del tutto o solo in parte, collegate al reddito. In parole povere, si prendono di mira i pensionati che percepiscono alcune agevolazioni. Ad esempio:
- l’integrazione al trattamento minimo
- la maggiorazione sociale nota come incremento al milione
Il punto è che chi rientra in queste categorie, ogni anno è tenuto a comunicare all’Inps il reddito percepito, tramite la dichiarazione dei redditi oppure usando il modello Red. Perché visto che la percezione di queste misure agevolate è condizionata al reddito, l’Inps deve conoscere con esattezza qual è la situazione reddituale, in modo tale da poter verificare il possesso (o meno) dei requisiti. E qui si arriva al punto del contendere, cioè i tagli.
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Tutti i pensionati che, nonostante i solleciti, non hanno ancora fornito i propri dati reddituali relativi all’anno 2020, riceveranno una trattenuta del 5% sull’assegno, sia nel mese di agosto che in quello di settembre 2024. E la percentuale della trattenuta sarà calcolata sulla base dell’importo già percepito a luglio. Ma questo è solo il primo passo. Perché se entro il 15 settembre non dovessero arrivare all’Inps i dati sollecitati, allora si passerà direttamente alla revoca definitiva delle prestazioni collegate al reddito. Quindi niente aumento fino alla pensione minima, e addio alla quattordicesima. Un bello schiaffo a una buona fetta di pensionati italiani.
Lo Stato si rifà sull’Irpef non versata
Ma il vero colpo di grazia arriva con le trattenute Irpef. Chi nella dichiarazione dei redditi presenta un debito d’imposta, ad agosto potrebbe assistere a una seria riduzione del suo assegno mensile. Lo Stato è a caccia e vuole recuperare i propri soldi rifacendosi sulle tasse non versate dai contribuenti nel periodo d’imposta 2023. In questo caso specifico, parliamo di tutti i pensionati che nel periodo di riferimento hanno percepito altri redditi, e quindi presentano una doppia Certificazione Unica. Per queste categorie, con la dichiarazione dei redditi verrà calcolata la quota restante dovuta allo Stato, che potrà essere trattenuta in due modalità distinte:
- Interamente su un cedolino, con il rischio concreto che la pensione di agosto sia addirittura pari a zero
- Con rateizzazione fino a novembre 2024
Per la verità, quello descritto è un meccanismo parecchio contorto. Per semplificare, ricordiamo che il versamento dell’Irpef (dovuta sulla pensione) viene fatto direttamente dall’Inps, mese per mese, in qualità di sostituto d’imposta. Ma questo non significa che quanto è trattenuto dall’Istituto corrisponda effettivamente a quanto è dovuto dal contribuente. Infatti, nel suo calcolo l’Inps tiene conto solo dei trattamenti da lui erogati. E quindi se sono presenti altri redditi, il calcolo è solo parziale. Bisognerà pagare un’imposta più alta e colmare in questo modo il gap che si è creato.
La morale della storia, comunque, al netto di meccanismi e calcoli non sempre facili, è che ad agosto 2024 migliaia di pensionati rischiano pensioni ridotte. O nulle. E in più la prossima manovra del Governo potrebbe avere effetti (molto) negativi proprio sul sistema pensionistico italiano. Non il migliore dei quadri. Per usare un eufemismo.