Elezioni europee 2024, le date
La Premier Meloni fa polemica con De Luca, Elly Schlein chiede un confronto che non arriva. E il resto della politica italiana tenta il tutto per tutto. Così si preparano, tra alti e bassi, i principali protagonisti delle prossime elezioni europee di giugno 2024. Quasi tutti i nomi “grossi” hanno deciso di candidarsi in prima persona – Meloni addirittura con il nome amichevole di Giorgia, un unicum – e questo è già metro importante per capire la rilevanza del voto che ci aspetta.
Ecco perché, allora, è bene sapere quando e come andare a votare. Sulle date, in primis, difficile sbagliarsi. L’8 e il 9 giugno prossimi saranno aperte le urne, per l’elezione dei 76 membri italiani del Parlamento europeo. Un termometro importantissimo, questo, per capire da che parte “pende” il Paese, in vista del probabile referendum sul premierato, su cui poi Giorgia Meloni si giocherà mezza legislatura.
L’8 e il 9 giugno (ma alcuni già dal 6) si andrà dunque alle urne in Italia e in Europa. Con il cambio di legislatura, i membri totali del Parlamento europeo saliranno da 705 a 720. Per l’Italia, che con Polonia e Belgio è l’unico paese ad aver scelto un sistema a circoscrizioni multiple, sono previsti come detto 76 seggi. Verranno ripartiti in questo modo: 20 al Nord-ovest, 15 al Nord-est, 15 al Centro, 18 al Sud, 8 nelle Isole.
Quanto alle modalità di voto, non sono così lineari come potrebbe sembrare. Vediamo i dettagli e quello che si può (o non si può) barrare in fase di votazione.
Come votare alle elezioni europee 2024
Si va al voto con il sistema delle preferenze. La scheda elettorale per le elezioni europee 2024 è unica e bisognerà tracciare un segno sul simbolo della lista che si vuole votare. Inoltre:
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- È possibile (ma non obbligatorio) esprimere fino a tre preferenze, scrivendo anche nome e cognome, solo il cognome, o un altro termine (come indicato sulla scheda) in riferimento ai candidati
- Nel caso in cui si mettano due o tre preferenze in scheda, non potranno essere tutte dello stesso sesso. Bisognerà votare, perciò, un uomo e una donna, oppure un uomo e due donne, o in alternativa due uomini e una donna
- Se si barra soltanto la lista, senza esprimere preferenze nominali, il proprio voto automaticamente al capolista. Il voto verrà quindi conteggiato soltanto per il calcolo dei seggi da assegnare alla lista in questione, ma non verrà assegnato a nessun candidato
- Il voto disgiunto non è possibile. Non si può barrare il simbolo di una lista ed esprimere anche preferenze su altri candidati, appartenenti a liste diverse. In caso di voto disgiunto, la scheda viene considerata nulla
Altre informazioni utili sulle elezioni
Al termine delle votazioni dell’8-9 giugno, verranno eletti per ogni lista, in rapporto al numero di seggi ottenuti, i candidati che avranno ottenuto il maggior numero di preferenze. In caso di arrivo in parità, si guarderà l’ordine di lista.
Sebbene la parità di genere, come detto, dovrà essere rispettata, è stato creato un meccanismo “ad hoc” per aggirarla. La legge infatti permette le “multicandidature”, ovvero la candidatura di una stessa persona in due o più circoscrizioni. In questo modo, si aggira l’obbligo si avere il 50% dei candidati donna e il 50% di uomini, poiché ipoteticamente una lista può candidare 5 uomini (1 per circoscrizione) e una sola donna (in tutte le 5 circoscrizioni).
L’unico partito a non aver sfruttato il trucco dei “multicandidati” è il Movimento 5 stelle. Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Azione e il Partito Democratico hanno percentuali di candidature plurime sotto il 3%. Invece la lista di Michele Santoro, “Pace, terra e dignità”, ha il 16,7% di candidature multiple, mentre “Libertà” di Cateno de Luca il 12,1%. Infine, Alleanza Verdi Sinistra si attesta sull’8,8% e “Stati Uniti d’Europa” sul 5,7%.
Le uniche liste ad avere un bilanciamento esatto, 50 e 50, di genere, sono Forza Italia, PD e “Stati Uniti d’Europa” di Renzi e Bonino. Gli altri partiti e liste evadono l’obbligo con percentuali differenti. Un segnale per nulla incoraggiante, soprattutto in tempi come questi, in cui l’onestà e la trasparenza non guasterebbero affatto.