Gli stipendi dei docenti italiani risultano essere tra i più bassi al mondo, posizionando l’Italia come fanalino di coda tra i paesi OCSE, secondo l’ultimo rapporto “Education at a Glance 2024”. Il divario retributivo con altri paesi, soprattutto europei, è impressionante, mentre la situazione diventa ancor più critica quando si considera la disparità di genere. Le giovani donne laureate nel settore dell’istruzione guadagnano in media molto meno rispetto ai loro colleghi uomini, contribuendo ulteriormente a un quadro di disuguaglianza nel sistema retributivo italiano.
Qual è la situazione degli stipendi docenti italiani?
Secondo il rapporto “Education at a Glance 2024”, l’Italia occupa l’ultimo posto tra i paesi OCSE per quanto riguarda gli stipendi degli insegnanti. Il salario medio per un docente italiano si attesta a 31.320 euro annui nel 2023, cifra che mostra un leggero calo rispetto ai 31.950 euro del 2019. Questo trend negativo è in netto contrasto con altri paesi europei come la Germania, che vanta stipendi medi per i docenti di 47.250 euro, o la media OCSE di 42.300 euro. L’Italia, quindi, continua a essere uno dei paesi dove l’insegnamento viene meno valorizzato economicamente, ma la situazione non migliora in altri settori, in cui lo stipendio medio resta ancora poco concorrenziale rispetto ad altri paesi.
A rendere la situazione ancor più preoccupante è il fatto che l’aumento salariale previsto per i docenti italiani nel triennio 2022-2024 è limitato al 5,8%, un incremento ben lontano dal 28% riportato come media degli aumenti salariali nei paesi europei. Questo gap rischia di lasciare i docenti italiani sempre più indietro rispetto ai loro colleghi esteri. Ciò è alla base di un mercato del lavoro inadeguato all’attuale costo della vita.
Perché c’è una disparità di genere così marcata tra stipendi docenti?
Il rapporto OCSE sottolinea un aspetto particolarmente inquietante: in Italia, le donne laureate guadagnano in media il 58% in meno rispetto ai loro colleghi uomini. Questo è uno dei divari di genere più ampi in tutta l’area OCSE. Nonostante le donne ottengano risultati scolastici migliori rispetto agli uomini, il mercato del lavoro non premia allo stesso modo le loro competenze, rendendo la parità di stipendio una vera chimera. In particolare, le donne tra i 25 e i 34 anni hanno meno probabilità di essere occupate rispetto agli uomini, e il divario è più ampio per coloro che hanno un livello di istruzione inferiore alla laurea.
Questo divario rappresenta un problema sia in termini di equità di genere sia di valorizzazione del capitale umano femminile, che in Italia sembra soffrire di una cronica mancanza di opportunità adeguatamente retribuite.
Gli stipendi dei docenti italiani nel confronto internazionale
Il confronto con altri paesi europei rende ancora più evidente la disparità salariale. La Germania continua a essere il paese con la retribuzione media più alta per i docenti, seguita da Francia e Spagna, che mantengono una certa stabilità rispettivamente con stipendi medi di 37.080 e 33.030 euro. L’Italia, invece, con i suoi 31.320 euro, rimane ben al di sotto della media OCSE.
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Un altro dato preoccupante è la bassa percentuale del PIL italiano destinata all’istruzione, solo il 4%, rispetto alla media OCSE del 4,9%. Questo basso investimento si riflette anche nella mancanza di fondi per l’aggiornamento e la formazione degli insegnanti, contribuendo a peggiorare ulteriormente la situazione degli stipendi e delle condizioni di lavoro dei docenti italiani.
Quali sono le conseguenze di stipendi docenti così bassi?
Il problema degli stipendi bassi e della disparità di genere non riguarda solo il settore dell’istruzione, ma ha un impatto più ampio sull’intera società. La bassa remunerazione non solo demotiva i docenti, ma scoraggia anche i giovani a intraprendere la carriera di insegnante, aggravando il problema del ricambio generazionale. In Italia, infatti, più del 53% degli insegnanti ha oltre 50 anni, un dato che sottolinea la mancanza di nuove leve nel settore.
Le conseguenze sono evidenti anche in termini di qualità dell’istruzione, poiché insegnanti meno motivati e con risorse limitate non possono garantire un’educazione all’altezza delle sfide globali. La mancanza di fondi e la scarsa valorizzazione economica dell’istruzione contribuiscono a perpetuare il ciclo di impoverimento culturale e sociale, lasciando l’Italia indietro rispetto agli standard internazionali.