Il Parlamento Europeo ha approvato il 14 marzo “Energy Performance of Building Directive”, ovvero la Direttiva Casa Green, normativa che rappresenta una vera e propria rivoluzione ecologica nel settore edilizio. Questa normativa prevede una serie di obiettivi ambiziosi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici, che rappresentano una delle principali fonti di emissioni di gas a effetto serra. L’ok della Plenaria è arrivato con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti.
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Direttiva Casa Green: gli obiettivi
Alcuni studi hanno evidenziato che il settore edilizio è tra i principali responsabili di fonti di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. La direttiva sulle emissioni degli edifici pubblici e privati punta alla ristrutturazione dell’intero parco immobiliare europeo per renderlo più sostenibile.
Il Parlamento Europeo ha stabilito che tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028, con una scadenza anticipata al 2026 per gli edifici pubblici.
Tutto questo per fare in modo che gli edifici residenziali raggiungano:
- Entro il 2030 la classe energetica E
- Entro il 2033 la classe energetica D
Per quanto riguarda, invece, gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente:
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- Entro il 20230 la classe energetica D.
Per quanto riguarda gli ZEB (zero emission building):
- Dal 2028, tutti i nuovi edifici saranno a emissioni zero e dovranno disporre di impianti fotovoltaici.
- Dal 2026, invece, quelli occupati, gestiti o di proprietà di enti pubblici.
Questo comporta che chiunque possieda un edificio in classe G sarà obbligato a ristrutturarlo per migliorare l’efficientamento energetico.
Al momento nel nostro Paese 3 case su 4 sono in classi più basse.
L’obiettivo della direttiva è di agire prioritariamente sul 15% degli edifici più energivori, che andranno così collocati nella classe energetica più bassa, la G. In Italia, questo si tradurrebbe in interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche per circa 1,8 milioni di edifici residenziali su un totale di 12 milioni, secondo l’Istat.
Direttiva Casa Green: le tempistiche
Il recepimento degli Stati membri probabilmente non avverrà prima del 2025. Ora – dopo l’approvazione della Commissione europea arrivata il 9 febbraio e il via libera dell’Eurocamera del 14 marzo – inizia il negoziato tra Commissione, Parlamento europeo e governi. Per avere tutto nero su bianco si potrebbe arrivare a luglio, mentre prima del 2025 è difficile che la direttiva diventi operativa.
Direttiva Casa Green: gli interventi
- Le prestazioni energetiche di un edificio possono essere migliorate con lavori di isolamento e un sistema di riscaldamento e di raffrescamento più green.
- La ristrutturazione degli impianti di riscaldamento comporta la sostituzione o l’ammodernamento del generatore di calore e può riguardare anche altri elementi dell’impianto di riscaldamento quali: i sistemi di pompaggio, l’isolamento delle tubature, i comandi o le unità terminali, quali radiatori o ventilconvettori.
- L’uso efficiente del calore di scarto dei sistemi di produzione di acqua calda per uso domestico rappresenta un’opportunità significativa di risparmio energetico. Sapendo che la maggior parte dell’acqua calda consumata proviene dalle docce, la raccolta del calore dagli scarichi delle docce negli edifici potrebbe essere un modo semplice ed efficace.
- La direttiva prevede di bandire gli impianti di riscaldamento alimentati da fonti fossili per tutti gli edifici nuovi o ristrutturati. Sono fatti salvi gli impianti ibridi e quelli che possono utilizzare anche energie rinnovabili. Questa è una possibilità per utilizzare caldaie a gas hydrogen ready, ossia caldaie certificate per bruciare sia gas fossile sia idrogeno, in futuro.
Direttiva Casa Green: quando ristrutturare, deroghe, esclusioni e sanzioni
Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche dovranno essere effettuati al momento della vendita, della ristrutturazione dell’edificio oppure prima dell’ingresso di un nuovo inquilino.
È prevista una deroga del 22% del parco immobiliare con la possibilità di escludere:
- edifici religiosi
- edifici con valore storico o sottoposti a vincoli architettonici
- le seconde case o casa vacanza (che sono abitate meno di 4 mesi)
- le abitazioni con una superficie inferiore a 50 metri.
Non sono previste sanzioni a livello europeo. Saranno gli stati membri a stabilirne la misura e la pertinenza.
Direttiva Casa Green: chi paga?
A livello europeo, saranno disponibili i seguenti panieri finanziari:
- il dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF)
- i fondi post-Covid
- i fondi d’investimento
- i fondi strutturali
- il fondo sociale per il clima.
La novità arriva dalla Banca Europea degli Investimenti che si sta riqualificando in una banca climatica, e quindi – a detta dell’eurodeputato irlandese Ciarán Cuffe, relatore principale della direttiva – fornirà finanziamenti a basso tasso d’interesse.
Direttiva Casa Green: l’Italia ha la priorità?
La situazione in Italia è alquanto complessa: contrariamente a quanto si pensa, l’Italia è sotto la media (73,7%) rispetto al tasso di proprietà immobiliari degli altri paesi europei (di cui ultima la Germania in cui meno della metà delle famiglie possiede la casa in cui abita).
Inoltre, secondo l’Ance (l’Associazione nazionale costruttori edili) per raggiungere la classe energetica E per tutte le case sarebbero necessari ben 630 anni, mentre per la classe D servirebbero addirittura 3.800 anni. Questo a causa del fatto che il 74% delle abitazioni italiane sarebbero attualmente in classe energetica inferiore alla D. La situazione appare dunque piuttosto critica, e l’Italia dovrà fare uno sforzo notevole per riuscire a raggiungere gli obiettivi richiesti dalla direttiva europea.
Direttiva Casa Green: le posizioni del governo italiano
A Strasburgo il centrodestra italiano ha votato compatto contro il provvedimento (compresa Forza Italia, membro del Ppe).
Il vicepremier Matteo Salvini ha affermato:
«È una mazzata economica per 8 milioni di famiglie italiane. La Lega cercherà di bloccare e modificare questa ennesima imposizione di Bruxelles contro il patrimonio immobiliare e culturale del nostro Paese.
La casa non si tocca»
Il ministro dell’Ambiente Pichetto ha annunciato:
«Continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale», il quale non vuole «mettere in discussione gli obiettivi ambientali» ma osserva che «nel testo manca una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei».
Favorevoli alla direttiva le delegazioni del Pd, dei Verdi e del M5s mentre Italia Viva-Renew si è divisa tra astensione e voto a favore. Tra gli emendamenti approvati ieri quello a prima firma di Patrizia Toia (Pd), vicepresidente della commissione Industria, che pone l’accento sulla necessità di garantire più risorse al piano di ristrutturazioni, oltre a quelle previste dai Pnrr e dai fondi Ue già esistenti. La modifica al testo stabilisce che entro il 2027 e poi ogni due anni «la Commissione dovrà relazionare sull’attuazione della direttiva e illustrare strumenti aggiuntivi, tra cui sufficienti risorse finanziarie per garantire la transizione».