In arrivo la tanto temuta stretta: presto operative le prime revoche del reddito di cittadinanza.
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Infatti, come previsto dalle nuove direttive, l’Inps e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria hanno siglato un Protocollo che permette dei controlli automatici mensili. Questo significa una sola cosa: giĂ a partire da questo mese salteranno i primi assegni.
Revoche reddito di cittadinanza: partono i primi controlli Inps
La Premier Giorgia Meloni lo aveva giĂ ampiamente ribadito: la sua volontĂ era quella di controlli piĂą stringenti sui richiedenti e sui percettori del reddito di cittadinanza. I controlli in questione verranno effettuati tramite lo scambio di informazioni coordinato tra gli uffici Inps e quelli del Ministero della Giustizia.
In virtĂą del Protocollo siglato il 20 gennaio 2023 tra l’Inps e il Dipartimento DAP, inoltre, nel pieno rispetto della normativa sulla privacy, verranno effettuate le dovute verifiche mensili circa l’eventuale stato detentivo dei richiedenti il reddito di cittadinanza.
Insomma, si tratta di un vero e proprio potenziamento dei controlli tout court, che coinvolgerà diversi organismi.
Il potenziamento dei controlli, a seguito del patto siglato, coinvolgerĂ :
- l’Inps;
- il Dipartimento degli Affari di Giustizia (DAG);
- la Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati (DGSIA);
- il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia.
Revoche RdC: chi potrebbe finire sotto la falce dei controlli?Â
All’esito dei controlli, quanti non abbiano diritto alla percezione del sussidio, si vedranno revocare il reddito di cittadinanza, oltre a dovere restituire le somme non dovute, laddove giĂ percepite.
Lo ha riportato l’Inps in un comunicato.
Vediamo nello specifico ora in quali casi il reddito di cittadinanza verrebbe revocato.
Nello specifico, opera la decadenza in tutti quei casi in cui:
- non si effettui la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro;
- non si sottoscriva il Patto per il lavoro ovvero il Patto per l’inclusione sociale;
- non si partecipi ai corsi di formazione e riqualificazione (salvo, ovviamente, giustificato motivo);
- non si aderisca ai progetti utili alla collettivitĂ eventualmente istituiti dai comuni di residenza;
- non si accetti almeno una su due (prima erano tre) proposte di lavoro congrue;
- non si comunichi una variazione circa la condizione occupazionale, o si diano comunicazioni false e mendaci;
- non si presenti DSU aggiornata;
- si venga sorpresi dalle autoritĂ competenti in materia di ispezioni, a svolgere una attivitĂ da lavoro dipendente, autonomo o d’impresa senza che ne sia stata data comunicazione
Reddito di cittadinanza: come cambia e cosa è la DID
Con la Legge di Bilancio 2022 sono state introdotte importanti novità per ciò che concerne anche la DID, la Dichiarazione di Immediata disponibilità al lavoro.
In precedenza, l’obbligo di presentare la DID era di 30 giorni dal riconoscimento del beneficio, o comunque dal momento del primo incontro coi Centri per l’impiego.
Ora, invece, con le nuove direttive, la domanda di reddito di cittadinanza contiene giĂ la DID, che viene dunque ad essa contestualmente presentata.
Dunque, l’elenco dei beneficiari del sussidio verrĂ trasmesso dall’Inps all’ANPAL, che provvederĂ all’inserimento dei dati del beneficiario nel sistema informativo unitario delle politiche del lavoro.
Dopo di che, si procederĂ all’integrazione della DID, dove saranno tutti i componenti del nucleo a completare, con le informazioni necessarie, la Dichiarazione di Immediata DisponibilitĂ al Lavoro.
La legge di bilancio 2022 ha inoltre stabilito una ulteriore modifica circa le comunicazioni di variazioni nella propria condizione di occupazione. L’avvio di una attivitĂ di impresa o di lavoro autonomo, da parte di uno o piĂą componenti il nucleo familiare, obbliga il percettore del reddito a dare comunicazione all’Inps, tramite il modello RdC/PdC-com esteso, giĂ a partire dal giorno antecedente all’inizio dell’attivitĂ e comunque non oltre trenta giorni dall’inizio della stessa.
Se tale scadenza dei termini non viene rispettata, il percettore decade dal beneficio.
Revoche Reddito di Cittadinanza: il nuovo patto di lavoro
Anche il nuovo Patto per il lavoro rientra tra le modifiche volute dal governo Meloni.
In questo caso, il beneficiario del sussidio deve accettare almeno una su due proposte congrue (non piĂą tre), del reddito di cittadinanza, che deve accettare almeno una di due offerte congrue (prima invece erano tre).
Nel caso di rinnovo del beneficio, deve poi essere accettata la prima offerta di lavoro congrua.
Una proposta di lavoro “congrua“, rapportata alla distanza dal luogo di lavoro, è ritenuta tale se:
- dista meno di ottanta chilometri (non piĂą 100), nel caso di prima offerta.
- oppure, se si tratta di seconda offerta, è ovunque collocata nel territorio italiano (non più quindi distante meno di 250 Km).
In caso di primo rifiuto, scatterĂ una diminuzione mensile di 5 euro per ciascun mese, ma, al secondo rifiuto, il sussidio verrĂ revocato.
Revoche Reddito di cittadinanza: un controllo sull’impegno e la ricerca del lavoro attiva
I controlli verteranno anche sull’impegno attivo del cittadino percettore del reddito di cittadinanza nella ricerca di un lavoro.
Infatti, verrĂ introdotta una verifica sulle attivitĂ svolte presso i centri di impiego, dove il cittadino dovrĂ recarsi con almeno cadenza mensile.
In caso di mancata presentazione agli incontri predisposti dai centri dell’impiego senza giustificato motivo, opererĂ la decadenza dal sussidio.
Come poi stabilito dai Patti per il Lavoro, i beneficiari che hanno sottoscritto un Patto per l’Inclusione sociale: dovranno, con frequenza mensile, recarsi presso i servizi di contrasto alla povertà affinché vengano verificati i risultati raggiunti e il rispetto degli impegni assunti.
Infine, anche i Comuni sono tenuti ad attuare delle verifiche a campione, sui dati anagrafici e la composizione del nucleo familiare dichiarato nella domanda.
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