Secondo le istanze del Nuovo Decreto legge 2023, il Reddito di cittadinanza verrà abrogato nel 2024 e sostituito con altri sussidi contro la povertà. Ma quali saranno queste misure? Ci sarà davvero un ritorno al Reddito di inclusione? Come spiegato dalla ministra del Lavoro Marina Calderone in un’intervista rilasciata a La Stampa, obiettivo è distinguere gli strumenti per il contrasto alla povertà o difficoltà sociali, da quelli per l’accompagnamento al lavoro. Per i primi “si punterà a un reddito d’inclusione”, aggiungendo che dovrebbe essere rafforzato ed esteso rispetto al passato. Non sappiamo se chiamerà reddito d’inclusione – dato che il Rei fu introdotto da un governo di centrosinistra – ma sappiamo che verrà riconosciuto ad un numero ristretto di famiglie.
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Che cosa è il reddito di inclusione?
Ricordiamo che il Rei fu cancellato nel 2019 proprio perché sostituito dal Reddito di cittadinanza, ed era una misura di contrasto alla povertà. Introdotta dal governo Renzi ed entrata in vigore a gennaio 2018, era costituita da due parti:
- Un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa;
- Un contributo economico erogato mensilmente tramite una carta di pagamento elettronica (Carta Rei).
Quindi anche per il Reddito di inclusione il sostegno mensile veniva accreditato su un’apposita carta acquisti, così come con il Reddito di cittadinanza. La differenza, però, è che la domanda con il REI andava presentata direttamente al Comune di appartenenza. Ed è proprio questo un elemento su cui il governo Meloni sembra voler puntare, convinto che il Comune sia l’ente più adatto per la gestione degli aiuti alle famiglie, in quanto maggiormente informato sui bisogni del territorio.
Reddito di inclusione: I pagamenti
Per quanto il REI possa sembrare simile al RDC, in realtà i pagamenti erano molto più bassi, perché l’unico parametro era il numero dei componenti del nucleo – mentre per il RDC si considera, come sappiamo, anche il reddito familiare. I pagamenti del reddito di inclusione erano i seguenti:
A questi pagamenti non era possibile nemmeno integrare la Naspi, che invece è compatibile con il RDC. In ogni caso, come afferma la ministra Calderone, qualora si decidesse di tornare al reddito d’inclusione gli importi dovrebbero essere rialzati, riconoscendo un sostegno d’importo maggiore rispetto a quello previsto dal provvedimento originario.
Reddito di inclusione: Le spese ammesse
Come per RDC, anche in quel caso c’era un limite mensile per il prelievo in contanti, con una soglia di 240 euro. Il resto, oltre che per pagare le bollette di luce e gas, poteva esser speso in:
- supermercati;
- alimentari;
- farmacie;
- parafarmacie.
Quindi, una lista molto molto più ristretta rispetto a quella attuale.
Reddito di inclusione: I requisiti per contribuirne
A poter beneficiare del Rei era solamente una parte di coloro che oggi percepiscono il Rdc. I requisiti da soddisfare, infatti, erano molto più restrittivi. Il nucleo familiare doveva essere in possesso di:
- Isee non superiore a 6.000 euro (per il Rdc 9.360 euro);
- Reddito non superiore a 3.000 euro (per il Rdc 6.000 euro);
- Valore del patrimonio immobiliare non superiore a 20.000 euro, esclusa la casa di abitazione;
- Valore del patrimonio mobiliare non superiore a 10.000 euro, ridotto a 8.000 euro per la coppia e a 6.000 euro per la persona sola.
Anche in questo caso la Calderone ha annunciato una possibile revisione dei parametri di accesso al Rei, così da includere un maggior numero di beneficiari.
Reddito di inclusione: Il ruolo dei servizi sociali
Un ruolo prioritario veniva dato ai servizi sociali del Comune che coordinavano insieme ai servizi sanitari, ai servizi per l’impiego e alle scuole, ma anche con i soggetti privati attivi nell’ambito degli interventi di contrasto alla povertà. Questo perché il REI si rivolgeva solamente alle famiglie in gravi condizioni di povertà.
Le parole della Calderone
Nell’intervista la Ministra ci ha tenuto a far passare un messaggio chiaro, che poi è un po’ il disco che Meloni ha inserito da anni: “Chi si trova in una situazione di difficoltà continuerà a essere tutelato, ma la povertà si contrasta con il lavoro e non con i sussidi a vita“. Il problema, però, è che nessuno ha ancora messo in piedi una spiegazione realistica di come trovare lavoro a centinaia di migliaia di percettori in difficoltà. Ancora Calderone: “La strada passa attraverso la realizzazione di un sistema che preveda nuovi strumenti di incrocio tra domanda e offerta di lavoro, con il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e privati del mercato del lavoro“.
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