Sanatoria Governo meloni: arriva un colpo di scena. Doveva essere il governo dell’ordine e della legalità, e per mesi si era ripetuto quasi come un mantra che no, i “furbetti del reddito”, come a lungo erano stati etichettati quanti avessero percepito il sussidio senza averne diritto, non l’avrebbero fatta franca. Anzi, sarebbero “caduti” sotto la nera scure della giustizia.
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E invece no: Meloni salverà chi ha incassato il Reddito di cittadinanza senza averne diritto. Tutto cancellato, come gesso su una lavagna. L’impunità tanto anelata è arrivata, e ora il PD grida allo scandalo. Ma come è possibile si sia passati a una tesi totalmente agli antipodi con quanto prospettato inizialmente?
Sanatoria Governo Meloni: quando il premier con un colpo di spugna cancella ogni macchia di punibilità, ma il PD non ci sta
E’ stato il PD con una interpellanza, a riportare all’attenzione la spinosa questione. Undici i deputato del Partito democratico che hanno aderito, la cui prima firmataria è Debora Serracchiani, capogruppo della Camera.
Tale interpellanza sottolinea come la legge di Bilancio per il 2023 ha sostanzialmente abrogato le norme che regolano il Reddito di cittadinanza: come tutti oramai sapranno, a partire dal primo gennaio 2024, diremo addio ai primi 13 articoli del decreto legge numero 4 del 2019 che configurano il sussidio, facendo dunque in modo che sia riservato alle sole persone davvero bisognose.
Se non fosse per un piccolissimo (si fa per dire) particolare: tra i primi 13 articoli, abbiamo l’articolo 7, che è quello che, letteralmente, va a dare una definizione chiara e precisa del reato di appropriazione indebita, in questo caso inerente al Reddito.
Sono elencate le relative pene cui si va incontro, e chi incassa indebitamente, recita l’articolo: “può essere punito con il carcere da due a sei anni”.
Sanatoria Governo Meloni. “La cancellazione porta con sé precise conseguenze giuridiche”
Sostiene adesso il Pd che la cancellazione del Reddito di cittadinanza condurrà ad una precisa conseguenza giuridica: l’abolitio criminis.
E’ ovvio, cioè, che l’abrogazione della legge porterà alla conseguente abrogazione della parte in cui è prevista la punibilità del reato.
Spariranno anche i reati di indebita appropriazione? Sì. Almeno allo stato attuale delle cose, almeno fino a che il Governo Meloni non dimostrerà come farà a mantenere vigenti le norme che prevedono la punibilità della appropriazione indebita.
Lo “smacco” non è piaciuto al PD che ora sottolinea come: “Meloni ha denunciato le migliaia e migliaia di truffe che il Reddito di cittadinanza ha generato favorendo anche criminali, mafiosi, spacciatori”, in campagna elettorale, per poi battere, ora, in ritirata.
Nella interpellanza, si legge ancora: “Si tratta di gentaglia che ora sarebbe pronta a brindare al colpo di spugna che l’abrogazione dilettantistica delle norme sul reddito avrebbe determinato”.
L’interpellanza e l’analisi delle conseguenze
L’interpellanza prosegue poi le ad elencare le conseguenze di cui è foriera l’abrogazione.
L’abrogazione comporta la cancellazione di una legge dall’ordinamento. Ciò significa che comporta la cancellazione anche di quelle parti di legge che prevedono certi comportamenti come reato. Dato che in questo caso chi ha truffato lo Stato non è più punibile, in quanto, appunto, la sua condotta non è più classificata come reato in virtù della suddetta abrogazione, la conseguenza logica è che non sarà in alcun modo sanzionato.
Ma non solo, vi è anche un’altra aberrante conseguenza, che gli accusatori di Meloni e Nordio mettono in risalto: Il Reddito di cittadinanza, anche se limitato a sole 8 mensilità nel 2023, per adesso resta in piedi.
Questo significa che in tale frangente, nuovi potenziali truffatori potranno contare sul caldo riparo dell’impunità, loro garantita certamente.
In sostanza, allora, quello che chiedono i deputati PD a Nordio è di conoscere definitivamente “l’effettivo impatto della abolitio criminis”, nonché di “riferire su quante sentenze di condanna definitiva sarebbero destinate a essere revocate, anche basandosi sull’esame del casellario giudiziale, nonché su quante denunce siano pendenti dalla data di abrogazione della norma”.