Il Reddito di Cittadinanza diventa MIA. E’ in arrivo, dunque, la prima rivoluzione del sussidio, prima di essere definitivamente accantonato a partire dal 2024. MIA è l’acronimo di Misura di Inclusione Attiva.
Ma il cambiamento, come era facile intuire, non è solo nel nome: con esso mutano anche i criteri di accesso e la platea dei beneficiari.
E’ stata Elvira Calderone, ministro del Lavoro, a fornire alcune delucidazioni in merito. Scopriamole insieme.
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Il Reddito di cittadinanza diventa MIA: la proposta di Elvira Calderone
Sarà il ministro Elvira Calderone, come anticipato dal Corriere della Sera a portare in Consiglio dei Ministri il decreto legge che prevede l’applicazione della MIA.
La partenza è prevista per settembre, e “scatterà già quest’anno, dopo i sette mesi di proroga accordati ai beneficiari del Reddito di cittadinanza con la legge di Bilancio 2023. La Mia si dovrebbe quindi poter chiedere da agosto o più realisticamente dal primo settembre” così spiega il Corriere.
Vi sarà anche una divisione in platee, precisamente due:
- famiglie povere senza persone occupabili
- famiglie con occupabili
Nella prima platea rientrano quelle famiglie in cui vi è almeno un minorenne, o un over 60, o un disabile.
Nella seconda, rientrano invece tutti coloro in cui è presente un soggetto tra i 18 ed i 60 anni d’età.
Ad ogni modo, in entrambe le situazioni, la riforma prevede “una stretta negli importi e nella durata del sussidio”.
Le famiglie continueranno a ricevere un sussidio, la Mia, il cui importo base dovrebbe rimanere di 500 euro al mese. La quota aggiuntiva, potrebbe invece essere abbassata, rispetto agli attuali 280 euro del reddito.
Tuttavia, la stretta maggiore potrebbe invece arrivare per gli occupabili, la cui quota base potrebbe essere ridotta a 375 euro. on la Mia questa quota potrebbe essere alleggerita e modulata sulla numerosità del nucleo familiare. Ma la stretta maggiore colpirà gli occupabili.
Inoltre, per i poveri la Mia durerà fino a 18 mesi, mentre per gli occupabili il sostegno avrà la durata massima di un anno.
Il Reddito di cittadinanza diventa MIA: il sussidio non potrà più essere richiesto a ripetizione
Non si potrà, poi, chiedere il sussidio a ripetizione: “Per le famiglie senza occupabili, dalla seconda domanda in poi, la durata massima della Mia si ridurrà a 12 mesi”.
Quanto invece alle famiglie in cui sono presenti occupabili: “la Mia scadrà al massimo dopo un anno la prima volta e dopo sei mesi la seconda e una eventuale terza domanda di sussidio si potrà presentare solo dopo una pausa di un anno e mezzo”.
Modificati, inoltre, anche i requisiti ISEE.
MIA e i requisiti ISEE
Mutano anche i requisiti ISEE per ottenere la Mia: il tetto scende dagli attuali 9.360 euro ai 7.200.
Spiega ancora il Corriere, il tetto che si tratta di “un taglio di oltre 2 mila euro dell’indicatore della ricchezza familiare che rischia di far fuori una fetta significativa della platea di potenziali beneficiari, probabilmente un terzo”.
Arriva però anche una notizia positiva: previsto l’aumento dell’importo del sussidio in base al numero dei componenti la famiglia. Questo cambiamento ha l’obiettivo di dare assistenza ai nuclei numerosi differenziandoli dagli altri.
Muta anche il requisito di residenza, che scende ora da 10 a 5 anni.
MIA: rivoluzionato anche l’incrocio tra domanda e offerta
Verrà anche creata una piattaforma per migliorare l’incrocio domanda-offerta di lavoro. Per “migliorare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro sarà creata una piattaforma nazionale sotto la regia del ministero del Lavoro”.
In questo caso, gli occupabili dovranno obbligatoriamente iscriversi e lì riceveranno congrue offerte di lavoro, basate sulle proprie competenze. Tuttavia, basterà un singolo rifiuto di una offerta di lavoro per decadere dal beneficio.
Rafforzati, inoltre, i controlli, e sanzioni che comportano la decadenza dal beneficio arriveranno per: “chi non rispetta gli impegni previsti dai patti di inserimento al lavoro o di inclusione sociale, e per chi dichiara il falso o lavora in nero pur prendendo il sussidio”.
Il testo appena riassunto si trova al vaglio del ministero dell’Economia, poiché servirebbe circa 1 miliardo di euro per fare tutto, compreso anche l’allargamento della platea di donne lavoratrici ammesse a Opzione donna.
Restiamo in attesa di ulteriori aggiornamenti!