La MIA, la nuova Misura di Inclusione Attiva studiata dal governo Meloni per sostituire il Reddito di cittadinanza, potrebbe potenzialmente portare danni.
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A dirlo sono gli esperti in economia, secondo i quali infatti MIA sarebbe foriera di problematiche forse addirittura maggiori.
La Mia criticata. Due professori all’attacco della nuova misura
Massimo Baldini e Cristiano Gori sono rispettivamente un professore di Politica Economica al Dipartimento di Economia dell’Università di Modena e Reggio Emilia, e un docente di Politica Sociale all’Università di Trento.
I due hanno una idea ben precisa della MIA: “Farà un sacco di danni”. Così hanno dichiarato lapidari.
Seppure i due professori siano concordi sul fatto che il RdC spesso finisca davvero nelle tasche di chi non è davvero povero, da un altro canto nutrono forti dubbi sulla reale efficacia delle nuove misure studiate dal Governo Meloni.
Scopriamo insieme il perché.
“Mia farà danni perché teorie sugli occupabili sono illogiche”
Secondo i due esperti, sarebbero le teorie sugli occupabili a non funzionare.
“La cosa più grave scritta in quella bozza di riforma è la scelta di continuare a definire gli occupabili in base alla composizione famigliare: questo è fatale e, a cascata farà un sacco di danni. Se gli occupabili sono coloro che non hanno un figlio minorenne o altri carichi famigliari (un disabile o un ultrasessantenne a carico), vuol dire che si definiscono occupabili persone che non lo sono neanche lontanamente e che, magari, hanno condizioni economiche, sociali e famigliari di grande complessità e gravità: ridurre loro la misura di sostegno al reddito significa buttarle in mezzo alla strada. Quindi, così facendo, si stanno costruendo le basi per il fallimento di questa potenziale riforma del Reddito di Cittadinanza tanto attesa. Perché, se da un lato il governo sostiene di voler migliorare l’inserimento lavorativo, dall’altro sbaglia a individuare le persone che possono davvero entrarci, nel mondo del lavoro”.
Anche il professor Baldini è dello stesso avviso, e non manca di osservare come il dato più allarmante è soprattutto quello di qualsiasi eliminazione di ogni riferimento al contributo per l’affitto.
Se almeno attualmente, infatti, l’unica modifica rilevante è quella secondo cui la quota per l’affitto ora andrà versata direttamente al proprietario, in MIA non vi è menzione circa gli affitti e la cosa rappresenta per il professor Baldini “un dato preoccupante, nonché una rivoluzione in tutti i sensi, è l’eliminazione di qualsiasi riferimento al contributo per l’affitto. Nel reddito di cittadinanza c’era una voce di 280 euro garantita a chi aveva un affitto da pagare. Nella bozza di Mia è stata eliminata questa voce e la gran parte della riduzione dell’entità economica del valore complessivo del sussidio è dovuta proprio a questa mancanza”
Non manca però di osservare come magari, nulla è ancora perduto, aprendo uno spiraglio di speranza: “Poi, ho letto che il governo intende valutare soluzioni alternative, forse c’è l’intenzione di modularla in base al numero di componenti, ma intanto l’unica certezza è che nella bozza è sparito il riferimento all’affitto”
Mia criticata: le misure che andrebbero in direzione opposta al miglioramento
Per i due esperti, anche la riduzione delle soglie di base per l’accesso al sussidio danneggerebbero le famiglie.
La soglia Isee è infatti passata, nella bozza della MIA, dagli attuali 9360 euro a 7200 euro. Una riduzione che colpisce maggiormente le famiglie del nord, che generalmente hanno un reddito più alto, ma dove anche il costo della vita lo è: “Le famiglie del nord generalmente hanno redditi più alti, ma scontano un maggior costo della vita rispetto al Sud Italia. Se già in passato c’erano pochi cittadini del Nord ad avere i requisiti per accedere al Rdc, nonostante vivessero effettivamente in povertà, ora questa riduzione del requisito Isee, ne ridurrà ulteriormente la platea. La misura non tiene conto del fatto che vivere al Nord costa di più ed è quindi necessario un maggiore contributo per evitare di finire in povertà”, osserva ancora il professor Baldini.
I single più colpiti rispetto alle famiglie
Inoltre, a dover fare i conti con la MIA sarebbero più i single delle famiglie.
Per gli esperti, infatti, per le famiglie con minori la situazione addirittura andrebbe a migliorare: se infatti una famiglia con due figli attualmente, sommando Assegno Unico e Reddito di Cittadinanza, arriva a percepire 1.130 euro, con MIA arriverebbe a 1.230 euro.
Chi vive solo, invece, e ha meno di 60 anni, percepirebbe attualmente 650 euro, che potrebbero diventare 325. Si tratta di una riduzione sensibile, che potrebbe riguardare i due terzi dei percettori di Reddito di cittadinanza.
Queste platee di beneficiari, “si ritroveranno con un forte taglio del contributo che, a distanza di un anno, sarà sospeso per un mese, poi riattivato per altri sei mesi e successivamente sospeso per un anno e mezzo. Quest’ultimo punto potrebbe essere davvero uno shock per chi vive in povertà e fatica a trovare un’occupazione”, osserva il professor Baldini.